Ecco il risultato dei prof: in agosto 6 italiani su 10 dovranno restare a casa

RomaAppassisce anche il nostro fiore all'occhiello: il turismo. Si fanno i conti in tasca e, tra tasse e rincari, si falciano le vacanze. Da brividi i dati snocciolati da Federalberghi, secondo cui quasi 6 italiani su 10 rimarranno a casa nei mesi estivi. Il presidente degli albergatori, Bernabò Bocca, va giù duro: «A memoria statistica non s'era mai visto un calo così generalizzato e devastante in uno dei settori che potrebbe rappresentare il primo volano per la ripresa economica del settore». La recessione, il ceto medio impoverito e la più spaventosa crisi finanziaria del dopoguerra sono sabbia nell'ingranaggio del motore italiano che tradizionalmente ha sempre girato meglio. Continua Federalberghi: si spenderà meno dell'anno scorso (in media 741 euro rispetto ai 776 del 2011) e sul fronte di coloro che non faranno vacanza per motivi economici «il numero s'impenna ai 51,6% rispetto al 42,8% dell'anno scorso». In totale, 3 su 10 non faranno vacanze e resteranno sul divano di casa propria. Le tabelle disaggregate, mese per mese, hanno un minimo comun denominatore: sono tutte con il segno meno davanti. Giugno: -21,5%; luglio: -13%; agosto: -29,5%; settembre: -27,7%. E Bocca storce la bocca: «Chiediamo un ministero del Turismo con portafoglio, la riapertura dei “buoni vacanza” per i meno abbienti e chiederemo lo stato di crisi del settore».
Anche la Federazione italiana pubblici esercizi, aderente a Confcommercio-Imprese scatta una foto nero pece: «Secondo la ricerca, il 40% degli italiani, circa 25 milioni, farà almeno un viaggio di vacanza nel periodo compreso tra luglio-settembre. Soltanto cinque anni fa, nel 2008, la quota era del 48%, pari a 29 milioni di persone». Negli ultimi quindici anni mai era stato toccato un valore così modesto. Pure Unioncamere ha compilato un faldone pieno di cifre. Impressionanti le tabelle relative alle prenotazioni del secondo trimestre 2012, divisi per regioni, e considerando le mete: città d'arte, montagna, terme, laghi, mare e turismo verde. Sono tutte col bollino rosso. Il turismo ricco va dove ci sono più servizi e meno tasse: Costa Azzurra e Corsica. Quello povero si dirige dove ci sono prezzi più bassi: Croazia e Albania. Se Monti vede vicino la fine del tunnel, gli italiani vedono altre imposte e rincari in arrivo. Non ultimo quello della benzina, con il Codacons che lancia l'allarme: «Una maxistangata sta per abbattersi sulle tasche dei cittadini. Oggi un pieno di benzina costa quasi 11 euro in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, mentre il gasolio costa quasi 12 euro in più». In totale un salasso da 388 milioni di euro complessivi». Ovvio che a saltare siano gli spostamenti.
Uno sfregio al Paese vanta ricchezze inestimabili, vere e proprie calamite per i turisti: più di 100mila chiese e monumenti, 40mila dimore storiche, 3.500 musei, 2.500 siti archeologici, più di 1.000 teatri. E poi mare, montagne e campagne mozzafiato. Ma senza soldi non si viaggia, non si spende, non gira l'economia. Così, di fatto, anche i nostri naturali gioielli di famiglia attraggono meno e sbiadiscono per colpa della crisi. E il turismo si aggiunge agli altri flop tricolori.

Nello sport, per esempio: nel calcio i nostri club arrancano, surclassati dai ricchi che si accaparrano i campioni più forti; nella scherma, disciplina nel quale vantiamo un indiscusso prestigio mondiale, alle olimpiadi di Londra facciamo solo una discreta figura; nel ciclismo, da tempo pedaliamo all'indietro e l'asse portante si sta spostando verso est; nel motociclismo, da dominatori, siamo diventati comprimari. Forse più sobri ma indietro.

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