Il tribunale per i minorenni di Trento dice che si può fare. Con calma, gradualmente, ma il piccolo Sandro (nome di fantasia), 11 anni, può iniziare a vedere i genitori, alla presenza di uno degli operatori che l'ha seguito in questi ultimi anni in una comunità protetta seguita dai servizi sociali. È un momento delicato, importante, che arriva al termine di un percorso difficile per una famiglia, come si può intuire, piena di problemi. Ma quando l'avvocato Francesco Miraglia, legale del piccolo, si presenta per chiedere l'esecuzione del provvedimento, la risposta della struttura comunale è raggelante: «I nostri educatori hanno le ferie da fare e per un certo periodo il bambino non potrà vedere i genitori».
Come detto, la situazione di questa famiglia è delicata. Se il giudice ha tolto Sandro ai genitori per quasi tre anni, è evidente che c'erano dei motivi più che validi per farlo. I servizi sociali di Trento hanno fatto un ottimo lavoro e lo hanno seguito con cura e professionalità in un momento traumatico dell'esistenza di un bambino che, comunque vada, resterà segnato da questa esperienza. Ma il tribunale per i minorenni deve vagliare anche le possibilità di un recupero dei rapporti con la famiglia, per quanto complicati siano le esistenze dei genitori. E così, dopo un lungo periodo di analisi, di indagini, di verifiche, arriva una prima luce verde, un decreto che sa tanto di speranza: Sandro può tornare a vedere mamma e papà.
È tutto da vedere se la famiglia potrà ricomporsi, ma se c'è una possibilità bisogna tentare. Questo il senso del provvedimento del giudice, che il mese scorso ha disposto l'avvio di questo percorso. «Il decreto prevedeva - scrive Gabriella Maffioletti, consigliera comunale di Trento, nell'interrogazione presentata per fare luce della questione - che a iniziare dalla chiusura dell'anno scolastico in corso il minore avrebbe dovuto passare per sei settimane un pomeriggio infrasettimanale con ciascun genitore in presenza di un educatore, e successivamente, oltre al pomeriggio infrasettimanale con ciascun genitore in presenza dell'educatore, anche una giornata con il padre e con la madre alternando quelle del sabato e della domenica».
Di fronte a questo decreto, i servizi sociali avrebbero proposto modifiche al calendario delle visite per «motivi organizzativi». In altre parole, dopo un avvio di sei settimane si sarebbero visti costretti, a causa delle ferie, appunto, a rimandare il tutto alla fine di agosto. «Non è accettabile che nella ricca Trento - tuona Maffioletti - dove si sostiene che la tutela dei minori sia al centro dell'agenda politica del Comune e dell'assessorato, si permetta che il ricongiungimento di un minore con la propria famiglia venga ritardato per meri motivi organizzativi».
Interpellato, il Comune di Trento non ha fornito la sua versione dei fatti. «Il problema è nato - ricostruisce Miraglia - quando dalle carte si è dovuti passare ai fatti. I servizi sociali mi hanno comunicato che per la prima settimana prevista per il rientro di Sandro in famiglia era presente un educatore. Poi per le due settimane successive il servizio non sarebbe stato effettuato in quanto il personale doveva prendere ferie. Un fatto inspiegabile, che può essere perseguito penalmente».
La vita di Sandro è stata già rovinata abbastanza per doverla ulteriormente sfregiare con udienze e codici. Gli operatori che lo hanno seguito, con grande perizia, in questi anni hanno certo diritto alle ferie ma pare strano che la sua legittima aspirazione a una vita normale venga triturata dall'ennesimo tributo da pagare alla burocrazia.
Secondo Maffioletti, il tutore del minore avrebbe chiesto e ottenuto dal tribunale una modifica del decreto per dribblare il sacro periodo di ferie degli operatori della comunità terntina. Escamotage che alla fine di tutta la vicenda non tengono conto dell'interesse di Sandro, l'unico a cui non è stato chiesto un parere.
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