Se c'è un Paese dove oggi è evidente lo strappo tra le attese occidentali sulle «primavere arabe» e il loro effettivo sviluppo sulla società e sulla politica, questo è l'Egitto. Deposto con l'avallo di Obama l'alleato dell'Occidente Hosni Mubarak, oggi il Paese più importante del mondo arabo si ritrova un presidente - liberamente scelto dai suoi cittadini, peraltro - espressione dei Fratelli musulmani, movimento semi-integralista, e un Parlamento dove lo stesso movimento è maggioranza, mentre il secondo gruppo più forte sono i salafiti, estremisti islamici senza mezzi termini. I movimenti politici laici e democratici i cui simpatizzanti riempivano (o parevano riempire) la famosa piazza Tahrir al Cairo sono ridotti a rappresentare una minoranza illuminata che ha ben poco peso reale.
Il presidente Morsi ha prontamente gelato i rapporti con Israele, cui pure l'Egitto resta legato da un trattato di pace che i Fratelli Musulmani non avrebbero mai firmato, e gira il mondo per intessere rapporti d'amicizia e d'affari con Paesi assai diversi da quelli con cui si era alleato Mubarak, Stati Uniti in primis: si va dalla Cina all'Iran, con varie sfumature. Intanto la società egiziana cambia in direzioni non troppo rassicuranti: la minoranza cristiana ha sempre più ragioni di preoccuparsi, mentre al telegiornale della Tv di Stato sono già apparse annunciatrici velate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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