Mohammad Omar Muktar è il simbolo della lotta al colonialismo italiano. Ora dice: «LItalia deve sostenere la rivoluzione dei giovani, la rivoluzione del 17 febbraio» 2011. Ormai novantenne, si occupa ancora della vita sociale del suo Paese. Suo padre, Omar el-Muktar, leader della resistenza, fu impiccato dagli italiani a Slugh nel 1931. Muammar Gheddafi aveva la sua foto incorniciata appesa alla sua eccentrica divisa quando è arrivato in visita di Stato a Roma nel giugno del 2009. Mohammad era con lui in quelloccasione.
«È stata una visita molto produttiva», ha affermato ieri. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi «ci ha accolto molto bene. Con tutti gli onori. E, cosa molto importante, ha riconosciuto i diritti del popolo libico», afferma parlando deciso. E poi aggiunge, «ma ora deve sostenere la rivoluzione. Il cambiamento. Perchè fino ad ora ha avuto un comportamento negativo. Ci aspettavamo di meglio».
Ieri, nella sua casa di Bengasi, una villetta ad un piano, ben curata, ai margini della città, Mohammad ha ospitato una riunione di capi tribali. Almeno 80 persone, «saggi anziani», in rappresentanza di una ventina di tribù sparse in tutto il Paese, «dal confine Est a quello Ovest».
Mohammad si dice «molto ottimista per il futuro».
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