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Ben venga la Schlein sul loggione: meglio lì a sbraitare che al governo a far danni

La segretaria dem alla Camera fa come il loggionista e urla: "Viva l'Italia antifascista". Benissimo: meglio che stia lì che al timone del Paese

Ben venga la Schlein sul loggione: meglio lì a sbraitare che al governo a far danni

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Elogio della Schlein sul loggione: meglio lì a sbraitare che al governo a far danni

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Il loggione, dunque. Elly Schlein e compagni non avrebbero potuto trovare poltrona migliore. Ne esaltano l'ardire, lo spirito antagonista, profondamente antifascista. Bisogna ammetterlo, non è granché sentirli sbraitare da lassù. Disturbano, già, ma è un rumore di sottofondo a cui ci si può tranquillamente abituare. Sicuramente meglio che trovarseli sul palco o peggio ancora in seno all'orchestra. Immaginate che disastri, che sfacelo. Da mandare all'aria l'intera opera.

Elly Schlein, probabilmente, lo ignora ma l'immedesimazione col loggionista, che alla Prima della Scala ha urlato "Viva l'Italia antifascista!", le calza a pennello. Lui, giornalista ippico, a urlare, fuori luogo, contro un governo democraticamente eletto dalla maggioranza degli italiani e democraticamente in carica. Lei, ex sardina e ora segretaria di un partito che i sondaggi dicono essere messo malaccio, a puntare il dito, altrettanto fuori luogo, contro quello stesso governo che da oltre un anno non fa toccar palla alle opposizioni. Due gocce d'acqua. E fa sorridere il trasporto del popolo dem. Giorni fa alla Nuvola di Roma, durante la presentazione del libro di Giorgia Serughetti La società esiste, erano tutti galvanizzati. Quando la leader piddì è arrivata alla Fiera dell'editoria, un gruppetto di persone l'ha accolta al grido "Viva l'Italia antifascista!". E giù applausi dal pubblico in visibilio mentre Marco Damilano, trasportato dal momento, improvvisava una gag scontata: tirata fuori la carta d'identità, si costituiva ad agenti immaginari: "Eccomi, sono pronto ad essere identificato!".

Deve averla colpita a tal punto, quella pantomima, che ieri, durante le dichiarazioni di voto dopo le comunicazioni del premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo, la Schlein ha rilanciato lo slogan: "Viva l'italia antifascista!". E, poi, gongolando dal loggione, ha continuato: "Sentite come suona bene. Invito anche la presidente Meloni a pronunciarla insieme a noi, magari insieme al sottosegretario Andrea Delmastro che cita le frasi di Mussolini". Non che c'entrasse nulla con l'Europa e tutto il resto, ma la segretaria dem s'è lasciata prendere la mano e poco ci mancava che alzasse il pugno chiuso in mezzo alla Camera e si mettesse a cantare a squarciagola: "La Costituzione su cui avete giurato nasce da lì, dalla sconfitta del regime fascista, dal fatto che quella frase, grazie al coraggio e alla vita di tante e tanti, è diventata realtà. Non lo dimenticate". E a chiudere: "Vede, presidente, anche l'Unione europea, anche il Consiglio europeo dei prossimi giorni è uno dei frutti nati dalla vittoria delle forze democratiche contro nazismo e fascismo. Ci tenevo a ribadirlo, perché tra i membri di questo governo sembra che ci si dimentichi un po' troppo spesso la storia del nostro Paese. Non accetteremo tentativi di riscriverla".

Inutile dilungarsi su quanto fosse fuori luogo l'intervento della segretaria dem. Ma ben vengano anni di questi inutili discorsi, se fatti dal loggione o, meglio, dai banchi dell'opposizione. Per quanto fastidiosa, la sinistra è di gran lunga preferibile quando siede lì piuttosto che quando arriva ai banchi dell'esecutivo e si mette a fare danni. Per dieci anni sono stati loro a dirigere l'orchestra e il Paese ne è rimasto stordito a lungo. Ancora oggi paghiamo il conto del loro malgoverno. Chi non lo ricorda prenda a esempio Milano dove un altro loggionista se ne va in giro a urlare ai quattro venti: "Viva l'Italia antifascista!": il sindaco Beppe Sala. Ieri l'ha declamato alla commemorazione della strage in piazza Fontana.

Nel capoluogo lombardo, dove da anni la sinistra non siede nel loggione ma sul palco, i milanesi potrebbero ricordargli quali sono i rischi di aver il Partito democratico al governo. D'altra parte, chi mai vorrebbe il loggionista ippico a dirigere il "Don Carlo"?

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