Equilibrismi paralleli

Sarò infantile, ma resto stupito quando vedo un indiano che sta ore e ore sospeso nell'aria. In fondo imita goffamente l'Italia

Sarò infantile e forse un po' imbecille, ma resto ancora stupito quando vedo a Piazza Navona un indiano, anzi un bengalese, che sta ore e ore sospeso nell'aria, stringendo in mano un bastone. A volte c'è un altro indiano seduto per terra che finge di sorreggerlo. Mi sono fermato per capire il trucco o l'abilità del paraguru che medita vestito d'arancione con la tunica al vento e una ghirlanda di fiori per terra. Ma non so spiegare l'arcano. Crederei a una facoltà paranormale, divina, se non sapessi che il prodigio serve solo a rimediare qualche spicciolo dai passanti. Uno scopo troppo umano e comune per un fenomeno sacro e straordinario. In Italia sono milioni i fachiri che vivono come lui sospesi nel vuoto, reggono su bastoni più esili e raccolgono pure meno soldi. Penso ai pensionati con due soldi, ai precari che campano d'acrobazie, ai tanti equilibristi che fanno quadrare conti ultrasottili e a chi regge sulle fragili spalle del nonno che, nonostante l'età, fa trasfusione di soldi, esegue respirazioni tasca a tasca e a volte dona al nipote disoccupato i suoi organi vitali: i risparmi in banca, il vitalizio, la nuda proprietà. E tanti sono quelli che fingono di sorreggere il fachiro mentre sono seduti per terra (sembra Napolitano con Letta sospeso nel vuoto).

In fondo l'indiano imita goffamente l'Italia, un tempo penisola, oggi isola in pena, che regge sui pochi che ancora producono ricchezza o la conservano. È il nuovo miracolo italiano, che vive nel vuoto reggendosi sul bastone della vecchiaia.

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