
Aveva ragione Winston Churchill quando diceva: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…”. Già, perché la tragica storia degli ultimi anni di guerra (1943 - 1945) si può ridurre anche a queste poche e veritiere parole. Per vent’anni, infatti, tutti (o quasi) gli italiani hanno sostenuto Benito Mussolini (i famosi anni del consenso così ben descritti da Renzo De Felice), per poi scaricarlo prima con il 25 luglio e, poi, con l’8 di settembre. E così, da 45 milioni di fascisti, si passò, nel giro di qualche mese, a 45 milioni di antifascisti. Nessuno, in quei vent’anni, aveva mai sostenuto il Duce. Nessuno lo aveva mai apprezzato. Nessuno lo aveva mai appoggiato, soprattutto nelle sue più spregiudicate e irrazionali operazioni militari. Tutti, in definitiva, lo volevano morto e non avevano mai avuto a che fare con il regime.
La realtà però è ovviamente diversa. La maggioranza degli italiani, per vent’anni, ha creduto nel regime. Un po’ perché rappresentava, e non ci voleva molto essendo una dittatura, un elemento di stabilità per il Paese. Un po’ per opportunismo. La vita, infatti, era oggettivamente più facile se si appoggiava il regime. E così tutti, o quasi, gli italiani si mostravano ben felici di sfilare in camicia nera e in orbace per compiacere quella gerarchia che, con note un po’ tronfie, aveva dato all’Italia il suo impero. Anche alcuni insospettabili, come Giorgio Napolitano ed Eugenio Scalfari, per esempio, che erano convinti Giovani universitari fascisti, salvo poi cambiare casacca, come molti altri, a guerra finita. Questo però è il passato. Veniamo alla cronaca.
A Sequals, paese in provincia di Pordenone che ha visto nascere Primo Carnera, si è accesa una grande polemica perché una parte dei cittadini ha chiesto che non venga intitolato al peso massimo lo stadio comunale. La sua colpa? Essere fascista ed essersi fatto immortalare mentre, in camicia nera, stendeva il braccio al cielo. Come tutti gli italiani. Perché in quegli anni, piaccia o meno, era così.
Anche Scalfari e Napolitano lo avranno fatto e, di conseguenza, non dovremmo intitolare alcunché anche a loro, quindi. E a noi, si capisce, andrebbe benissimo. Se non fosse che a rimetterci sarebbe anche l’innocente Carnera.
Dante non si studia più perchè ha messo Maometto all'Inferno....
Dante non si studia più perchè ha messo Maometto all'Inferno....
Ma intanto manteniamo la massima onorificenza italiana al delinquente infoibatore...
Carnera certamente non aveva gli strumenti intellettivi e culturali per comprendere e contestare i limiti del Regime, strumenti che i compagnucci hanno invece utilizzato per rifarsi la verginità....
Salud
Mandi pais
Un poco di CRONACA del tempo, esistono ancora le pubblicazioni. Nel 1936 ben 62 dirigenti comunisti, fra cui Togliatti, Longo, Di Vittorio e Valiani, firmano il manifesto del PCI che dichiara “Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori”.
SCALFARI Eugenio su Roma Fascista nel 1942, 4 anni dopo le leggi razziali, era contro tutti coloro che non condividevano `il nostro nazionalismo’ e la `guerra-rivoluzione’.
Ora, togliamo le due stelle alla Nazionale di Calcio, erano tutti fascisti nel '34 e nel '38. Togliamo le medaglie vinte nelle Olimpiadi del '28-'32 e '36 (con i relativi premi in denaro agli eredi, ricalcolati con l'inflazione e gli interessi), radiamo al suolo l'EUR, ditruggiamo città come Carbonia o Latina, allaghiamo le pianure di Arborea e del Lazio, abbattiamo i ponti, le strade, le stazioni ferroviarie, aboliamo tutti i partiti che non fondano il proprio statuto sul Comunismo o sul Marxismo.
Solo allora, forse, potremmo sentirci finalmente liberi dal fascismo.
Carnera era semplicemente un italiano, più di quanto lo siano quelli che non vogliono ricordarlo.