
"Estrarre l'eterno dall'effimero". Questa la citazione di Charles Baudelaire scelta per la t-shirt ufficiale sfoggiata da Gioventù Nazionale a Fenix e indossata anche da Arianna Meloni. La scritta è accompagnata dalla fiamma, simbolo di Fratelli d'Italia in passato al centro del dibattito politico. Ma cosa c'è dietro questa scelta dei giovani di FdI?
La frase di Baudelaire è un'evocazione poetica ammaliante, che racchiude il cuore della poetica del genio francese, in particolare quella espressa ne "Il pittore della vita moderna" del 1863, saggio cruciale sul ruolo dell'artista moderno. Entrando nel dettaglio, la citazione in questione indica la missione del poeta dal punto di vista di Baudelaire, ossia cogliere l’essenza eterna e universale delle cose attraverso l’apparenza passeggera e transitoria del presente. Osservare la realtà che muta, coglierne le forme fugaci e trasformale in qualcosa di duraturo.
Una massima sul ruolo dell'arte ma anche su quello della politica. "Questa nostra storia non finirà mai perché passeremo il testimone di generazione in generazione e lo faremo portando le nostre idee, la nostra identità" ha sottolineato Arianna Meloni dal palco di Fenix. Come evidenziato in precedenza, la frase è accompagnata dalla fiamma. Per qualche solone di sinistra un’evocazione del fascismo, in realtà – come ricordato dalla stessa Giorgia Meloni qualche tempo fa – il riconoscimento del percorso fatto da una destra democratica nella nostra storia repubblicana. “La fiamma è un simbolo di amore e di libertà” ha evidenziato ancora ieri, sempre a Fenix, il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Altro dettaglio da segnalare a proposito della citazione di Baudelaire: nel programma di Fenix è previsto l’evento intitolato “Estrarre l’eterno dall’effimero: la sfida di un nuovo immaginario nazionale e popolare, senza filtri”, a cui parteciperanno il ministro della
Cultura Alessandro Giuli, il deputato di FdI e presidente della Commissione cultura alla Camera Federico Mollicone, l’amministratore delegato di Cinecittà Manuela Cacciamani e il direttore del Secolo d’Italia Antonio Rapisarda.