Lo supera a sinistra, lo scavalca mentre lui inciampa, lo lascia a terra e finalmente lo calpesta: ma va 'sto cretino... È rimasta al palo per sette anni. Ha aspettato politicamente (la gauche) e ha aspettato personalmente (due effimere relazioni del suo ex). Da quando lei e Hollande si sono lasciati (da quando Hollande ha lasciato Ségolène per Valérie, poi lasciata per Julie) per la Royal è stata la catastrofe. Anche professionale. Sette anni di umiliazioni e ombre e posti di risulta e ruoli secondari. A cercare di far dimenticare di essere stata cornuta e sconfitta, sconfitta e cornuta. La fine dell'amore col padre dei suoi quattro figli (che nel frattempo è diventato il presidente di Francia) e (...)
(...) poi tutto che è rotolato in giù. Alla velocità di Ridolini. Ora che in giù è rotolato il fedifrago (nei sondaggi, alle urne, sui settimanali di gossip, nella sua camera da letto all'Eliseo rimasta improvvisamente vuota dopo un breve periodo di incomprensibile affollamento), è da Ségolène che Hollande torna. È la rivincita di Segò chiamata nel governo dell'ex a salvare quello che resta della sua paffuta faccia da bluff inconcludente. Ma giustamente non le basta, non più. «Se non avessi vissuto con Hollande, sarei primo ministro. Sono la scelta giusta. Purtroppo è una scelta impossibile dal punto di vista mediatico»... 'sto cretino. Dispiace ripeterci, ma quella barzelletta su Hillary e Bill Clinton, di nuovo, dice tutto. Loro che ai tempi della presidenza di lui partono per una gitarella «in incognito». Si fermano dal benzinaio, lui scende dall'auto, va in bagno e quando torna trova Hillary avviluppata in un bacio col benzinaio. Risale in macchina e non dice nulla per qualche chilometro, poi chiede spiegazioni. «Era il mio fidanzatino del liceo, che emozione rivederlo. Scusa», si giustifica lei.
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