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Ex terrorista in giunta Bufera sui democrat che fanno dietrofront

Ex terrorista in giunta Bufera sui democrat che fanno dietrofront

Udite, udite. Proprio nella città culla del Partito comunista d'Italia (21 gennaio del 1921), esistono anche oggi dei comunisti veraci, mascherati da democrat. E così succede che un sindaco Pd nomini nella sua giunta un ex terrorista, per revocarlo, un giorno dopo, su «consiglio» del partito.
Non è una notizia partorita dal Vernacoliere, ma dalla nuda cronaca di Livorno. Nella città di Ciampi, Fattori, Mascagni e Modigliani, dove i seguaci di Gramsci occupano ancora la loro bella fetta nella società, anche il sindaco, ormai dal 2004, Alessandro Cosimi (prima Ds oggi Pd), dirigente Asl, ama alzare polveroni con scelte un tantinello azzardate. Lunedì l'assessore al Sociale si è dimesso dalla traballante giunta. Ennesimo rimpasto. Al sindaco allora si è accesa in testa una lampadina: perché non rimpiazzarlo con l'amico Marco Solimano, e pazienza se nel suo passato c'è una lunga esperienza da terrorista di Prima linea e svariati anni di carcere. Oggi è un uomo nuovo (come da curriculum nel sito del Comune): da 13 anni presidente dell'Arci di Livorno, per dieci anni consigliere comunale (prima coi Ds e poi col Pd), esperto dell'ordinamento penitenziario (non c'è dubbio), nonché assistente volontario nel carcere livornese delle Sughere.
E per Solimano, 61 anni, erano dunque già pronte le deleghe alla Casa e al Sociale nella giunta labronica. Proprio per lui che, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, con il fratello Nicola, ha fatto parte di una delle più sanguinarie organizzazioni terroristiche di estrema sinistra. A Firenze, il 20 gennaio 1978, durante un tentativo di evasione dal carcere delle Murate, i terroristi di Prima linea uccisero il poliziotto Fausto Dionisi, commemorato, per l'appunto, domenica scorsa. «Sono senza parole. Ci vorrebbe decisamente un po' di buon gusto», ha commentato la vedova dell'agente, Mariella Magi Dionisi. Al processo di Firenze, che si concluse il 1° febbraio 1985, Solimano fu condannato a 22 anni (scontati 19). Non gli venne contestata la partecipazione fisica a fatti di sangue, ma il concorso morale e l'appartenenza all'organizzazione criminale. Un'appartenenza che aveva già provocato mille polemiche quando, nel 2010, Solimano venne nominato, sempre dall'amico Cosimi, garante dei detenuti.
Oggi, la notizia dell'assessorato aveva innescato un'altra bomba. Dopo i funerali show di Gallinari, la sinistra non poteva permettersi di essere accostata ancora agli anni di piombo. Per questo, un imbarazzato Pd regionale e nazionale, si è dissociato in fretta e furia da Cosimi. E pare che si sia disturbato Bersani stesso, per «consigliare» al caro sindaco di orientarsi su un altro nome. «Pensavo e penso che Solimano sarebbe stato il miglior assessore possibile», ha insistito Cosimi, difendendo la sua scelta in consiglio comunale, ma costretto subito dopo ad un precipitoso dietrofront. Lo stesso Solimano, dopo essersi detto «mortificato dal Pd», ha fatto una critica all'Italia che «tende a cristallizzare la vita delle persone al momento dell'errore». Purtroppo appartenere ad un'associazione terroristica non è solo un errore. È una scelta.

Che non si cancella nemmeno dopo 35 anni.

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