Facchini e Cobas assaltano l'Ikea E il negozio chiude

Scontri tra forze dell'ordine e manifestanti si sono verificati ieri mattina davanti ai cancelli dell'Ikea di Piacenza, dove il sindacato Si Cobas e alcuni giovani dei centri sociali, provenienti anche da fuori città, hanno bloccato l'accesso di mezzi e persone allo stabilimento, a sostegno della vertenza dei facchini che prestano servizi all'azienda svedese.
Intorno alle 6, circa 150 persone secondo i dati della Questura, si sono riunite davanti ai cancelli dello stabilimento ponendosi di fronte ai camion e alle vetture del personale Ikea, per bloccarne il passaggio. Le forze dell'ordine sono intervenute con azioni di contenimento e hanno sollevato da terra i manifestanti che praticavano resistenza passiva. Tre di loro sono rimasti feriti, seppur in modo non grave, e sono stati medicati al pronto soccorso, dove sono giunti con l'ambulanza del 118. Ci sono dei contusi anche tra gli agenti.
L'Ikea, intanto, ha deciso di chiudere lo stabilimento, cessando almeno per oggi ogni attività. Nessun manifestante è stato portato in Questura, ma la Polizia sta verificando come procedere in termini di denunce. Il picchetto pro facchini era andato in scena anche ieri senza particolari problemi, mentre oggi la tensione è salita. Intorno alle 10 la protesta si è sciolta e ora la zona antistante i cancelli chiusi dell'azienda è deserta.
«Ci colpiscono perchè siamo dei Si Cobas, non per ragioni reali»: lo sostengono gli operai sospesi dalla Coop San Martino con l'accusa di aver bloccato il lavoro all'interno del deposito Ikea di Le Mose e che presidiano i cancelli della struttura alla periferia di Piacenza.

I «licenziati temporaneamente» sono 33 (sei italiani e il resto provenienti da Albania, Marocco, Algeria, Macedonia, Tunisia, Romania, Filippine, Brasile, Senegal e Nigeria), ma la protesta coinvolge oltre un centinaio di persone tra cui - per solidarietà - giovani dei centro sociali bolognesi Crash e Hobo.

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