Per far perdere Renzi il Pd rottama le sue primarie

Tra regole macchinose e polemiche sui brogli il fronte anti sindaco vuole ostacolare la consultazione. A costo di perdere la faccia

Per far perdere Renzi il Pd rottama le sue primarie

Racconta Gianni Cuper­lo, il candidato «dale­miano » alla segreteria Pd: «Giorni fa mi ha chiamato Massimo D’Alema dalla Cina, dove era in missione, e mi ha detto: “lo sai Gianni, se appli­cassero il nostro statuto qui, a votare per il segretario del Parti­to comunista cinese potrebbe­ro andare in 900 milioni. Bello eh?”». Rievoca Gianclaudio Bressa, parlamentare franceschiniano (ora schierato con Renzi): «Quando venne elaborato lo statuto del Pd, me ne diedero una bozza chiedendomi un pa­rere. La sfoglia e dissi: “Ragazzi, non mi prendete in giro e date­mi la copia vera”. Ero convinto che fosse una bufala». Ancora Cuperlo, che spiega all’espo­nente di Sel Marco Fumagalli come funziona il farraginoso meccanismo congressuale pid­dino: «Ora gli iscritti votano per i segretari provinciali, poi il prossimo fine settimana rivota­no per eleggere la Convenzio­ne, organismo che si riunisce una volta sola e serve unica­men­te ad eliminare il quarto ar­rivato dalle primarie, ossia a di­re a Gianni Pittella: “Sei stato nominato, esci dalla Casa”».
Rievoca Gianclaudio Bressa, parlamentare franceschiniano (ora schierato con Renzi): «Quando venne elaborato lo statuto del Pd, me ne diedero una bozza chiedendomi un parere. La sfoglia e dissi: “Ragazzi, non mi prendete in giro e datemi la copia vera”. Ero convinto che fosse una bufala». Ancora Cuperlo, che spiega all'esponente di Sel Marco Fumagalli come funziona il farraginoso meccanismo congressuale piddino: «Ora gli iscritti votano per i segretari provinciali, poi il prossimo fine settimana rivotano per eleggere la Convenzione, organismo che si riunisce una volta sola e serve unicamente ad eliminare il quarto arrivato dalle primarie, ossia a dire a Gianni Pittella: “Sei stato nominato, esci dalla Casa”».
Nel Pd si fanno i conti con uno Statuto schizofrenico, figlio ibrido del compromesso tra il partito «leggero» e americano di Veltroni e quello «pesante» dalemiano, e con le regole surreali imposte dal fronte anti-Renzi (i congressi provinciali totalmente disgiunti dalle candidature nazionali) che sta facendo impazzire la maionese congressuale e che mette a rischio flop le primarie dell'8 dicembre. Il che, secondo i renziani, è il vero obiettivo del fronte pro-Cuperlo, che riunisce gli arcinemici del sindaco (da Bersani a D'Alema a Marini a Fioroni): «sporcare» il congresso, come dice Lorenzo Guerini, con mille polemiche sui brogli e diatribe regolamentari, e scoraggiare la partecipazione di massa ai gazebo. Cercando quindi di limitare l'investitura di Renzi.
Ieri è saltata la riunione di segreteria, convocata da Guglielmo Epifani per dirimere la intricatissima matassa delle polemiche attorno ai congressi: rinviata ad oggi, causa dibattito in Parlamento sul caso Cancellieri. Rinviato a giovedì, in Commissione congresso, l'esame dei casi contestati di tesseramento anomalo e di congressi inquinati, che al momento sono sei.
Intanto la polemica infuria, in un clima arroventato in cui si sprecano i colpi bassi: il capo del comitato Cuperlo, Patrizio Mecacci, canta vittoria attribuendo al proprio fronte 49 segretari contro i 35 di Renzi. Lo smentisce Luca Lotti, renziano: «Altro che 35, i nostri sono circa 48 contro i 38 di Cuperlo».
Sia come sia, di certo i bersaniani (gli stessi che avevano proposto di tenere aperto il tesseramento fino a fine congresso) ora hanno fretta di chiuderlo: «Dobbiamo fermarlo subito, per dare un segnale dopo tutte queste anomalie», dice Alfredo D'Attorre. E lo stesso Cuperlo torna alla carica: «Sono molto preoccupato da questa crescita del tesseramento che in alcune realtà non è giustificabile. Rinnovo l'appello per fermarlo». Il perché di tanto accanimento è presto detto: la prossima settimana proprio gli iscritti verranno chiamati nuovamente a votare, e stavolta sui nomi dei quattro candidati alla segreteria (Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella), in vista della famosa Convenzione. Il timore degli anti-Renzi è che più aumentano gli iscritti, e più rischia di salire il gradimento per il sindaco di Firenze.

«Per dalemiani e bersaniani, attestarsi con Cuperlo sotto il 30 per cento equivarrebbe alla morte civile», spiega un dirigente renziano, «e vi ricordate la frase famosa di D'Alema? “Io non ho mai perso un congresso”...».

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