Ferrara scalda la piazza contro i puritani in toga: «Basta Stato di polizia»

Ferrara scalda la piazza contro i puritani in toga: «Basta Stato di polizia»

RomaL'altra volta, al Dal Verme di Milano, il distintivo erano i mutandoni («in mutande ma vivi»), stavolta contro il neopuritanesimo ipocrita» o la Milano-Teheran zona Tribunale, il motto è «Siamo tutti puttane» e il contrassegno è il rossetto, «rosso fuoco» consiglia ai maschietti «Ferrarailgrasso» su Twitter, tonalità più scura del rosso dei capelli del pm Boccassini già indossati da un Ferrara inparruccato in vena di show. «Mubarak a piazza Farnese, ore 19, Roma. Non mancate!» chiama a raccolta il direttore del Foglio, dopo una clip in cui si passa il rossetto. «Saremo 3 oppure 30 oppure 300 oppure 3mila. Fa lo stesso. Viva la giustizia, abbasso i puritani in toga!» scrive, ritwittando gli insulti che riceve su internet. Sul camioncino (rosso anche quello) hanno monta una foto di Mubarak e un cartonato di Berlusconi. Una folla (qualche centinaio di persone) si assiepa mentre scorrono le note libertine di I Can't Get No Satisfaction, Ruby Tuesday, e Non, je ne regrette rien della francese Piaf, mezzo omaggio all'ambasciata di Francia in Palazzo Farnese. Nello spicchio di piazza riempita dai No-Taliban pro Cav si intravedono parlamentari del Pdl (Capezzone, Galan, Cicchitto etc), una Marina Ripa di Meana caricata a molla insieme al marito, il lobbista Claudio Velardi, lo scrittore Alain Elkann, il capo del cosiddetto «Esercito di Silvio», Diego Volpe Pasini. Le t-shirt, in vendita, recitano il «Siamo tutti puttane» che campeggia dietro il palchetto su quattro ruote. «È una sentenza che potevano emettere dei giudici col turbante! Metodi talebani incompatibili con una democrazia!» attacca Ferrara, dopo una ripassata di rosso sulle labbra. «Intendiamoci, Berlusconi non è un santo. È un uomo che ha normali difetti, è un peccatore come tutti noi. Però c'è una differenza. Berlusconi, per aver invitato a cena alcune donne, per aver attraversato la crisi di un matrimonio, divertendosi come piaceva a lui, è stato sottoposto ad una indagine tipica degli stati di polizia. C'era la volontà di incastrarlo per i suoi presunti amorini. Berlusconi è come un personaggio del grande Donizetti, è il Nemorino dell'Elisir d'amore, che vaga, anche in modo patriarcale, tra le bellezze femminili, e le corteggia; è un uomo ricco e fastoso, ed è un “regalomane”. Le ha invitate ripetutamente a cena, e quando una di loro è stata messa in difficoltà da una lite ed è finita in Questura, ha telefonato con i suoi modi da re del “mi consenta”, ha chiamato in Questura e ha detto “Mi consenta Dottor Ostuni”, e lo ha fatto di persona, mentre un altro potente, anche di sinistra, l'avrebbe fatto fare da qualche suo collaboratore, in modo intimidatorio. Per quella telefonata premurosa ha avuto sette anni di galera e l'interdizione dai pubblici uffici! Ma mettetevelo in testa signori della sinistra: non è reato essere Berlusconi! E non potete trasformare in un reato un comportamento che onora lo spirito italiano e il nostro modo di essere! Brutti puritani che non siete altro!».
Grande agitazione tra i fotografi quando arriva la compagna di Berlusconi, Francesca Pascale, insieme alla deputata Maria Rosaria Rossi, uno dei testimoni spergiuri secondo i sospetti del Tribunale di Milano.

La Pascale viene invitata sul palco ma resta giù, mentre sale Daniela Santanchè, che preannuncia una guerra, «perché dobbiamo risvegliarci dal torpore. C'è un disegno criminale per far fuori il nostro leader Silvio Berlusconi, ma non lo permetteremo».

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