Fiasco della Costamagna, gli anti Cav non tirano più

La conduttrice approda a Raitre e supera appena il 3,5%. Il litigio con la Carfagna non solleva l’audience

Fiasco della Costamagna, gli anti Cav non tirano più

Ma, scusate, di più non sanno fare? Occhio che siamo entrati in un’altra fase. Da un bel po’. Le quote rosa in tv necessitano di aggiornamento: spiegateglielo per favore. Alla Costamagna, alla Dandini e alla Bignardi (714mila spettatori, una miseria), tanto per capirci. E magari anche a Sabina Guzzanti che mercoledì debutta con Un due tre stella su La7.

Il babau Berlusconi, l’antiberlusconismo peloso e tutto il resto fanno parte del passato. Lo hanno capito (quasi) tutti. Ma in tv no. In certe tv, almeno, no. E i risultati si vedono. Anzi: si contano. Alla fine, più che il magro indice di ascolto, a scrivere l’epitaffio di Robinson, condotto per la prima volta l’altra sera da Luisella Costamagna su Raitre, sono le battute di Mara Carfagna, presunto agnello sacrificale che invece si è dimostrato tutt’altro. Così: «Non ho mai rinnegato il mio passato. E poi, anche su di lei sono circolati molti pettegolezzi per la sua rapida carriera televisiva grazie a Santoro. Ma io ho sempre creduto ai suoi meriti. Mai alla sua avvenenza». Non c’è da aggiungere altro.

La Costamagna, seguendo un copione santorizzato e ormai santomarcito (per capirci: l’ultima puntata di Servizio Pubblico ha totalizzato ben 1.238.000 spettatori, pari al triste 5.2% di share), ha aggredito la Carfagna con lo schema trito e ritrito che per anni ha suscitato l’applauso rassegnato. Stavolta no. Robinson ha totalizzato il 3.69% per il piacere di ben (si fa per dire) 967mila spettatori. Diciamola tutta: poca roba. Qualche giorno fa, il regista di Robinson, Cristiano D’Alisera (lo stesso del Più grande spettacolo dopo il week end di Fiorello) aveva scaramanticamente detto che «su Rai 3 avevamo in prima serata ascolti intorno al 3 o 4%: ci auguriamo di superarli». Figurarsi. A questo giro sono stati lì lì. E alla prossima puntata c’è da scommettere che saranno sotto quella media. Eggià. Forse uno schema è finito. Sorpassato. Per fortuna. E dire che la Costamagna, ampiamente paparazzata da Oggi in bikini, cosa che negli ultimi quindici anni avrebbe scatenato la ola scandalizzata della stampa più intelligente, aveva dichiarato che il suo nuovo programma non era una «rivincita» bensì «una nuova sfida».

Il riferimento era alla migrazione da La7, dove conduceva In Onda con Luca Telese, alla Raitre democratica e come sempre capace di cogliere fior da fiore. Sfida può darsi. Ma nuova non si direbbe. Sempre la stessa minestra. Gli ingredienti magari cambiano un po’. Ma il sapore è lo stesso: ossia vecchio. Vecchissimo. Siamo ormai al tempo di twitter: in 140 battute si liquida un concetto e perciò un talk show non può avere un Dna identico a quello che andava di moda in altre ere televisive. Lo conferma anche la siccità degli ascolti di Serena Dandini con il suo The show must go off e di Daria Bignardi con le sue Invasioni sempre meno Barbariche. Attenzione: qui non si parla di qualità oggettive delle presentatrici, peraltro immutate da almeno un decennio.

Si parla di agilità del format. E di rispetto alla cronaca. In quella regola televisiva cinica (ma in fondo mica tanto) che è l’aderenza dei programmi di attualità all’attualità percepita dai telespettatori, sia la Dandini che la Bignardi che la Costamagna sembrano fuorigioco. Applicano codici vecchi. Passati in giudicato. Espressione di una mentalità che la forza della realtà ha inevitabilmente cambiato. E se ne sono accorti tutti. Insomma, mentre in Italia si discute di quanto grave sia la crisi con l’India o di quanto umiliante sia che un ostaggio italiano venga freddato in un cesso dopo un blitz gestito da altri governi a nostra insaputa, in tanti talk show si rimane fermi al passato.

E non è neppure una questione politica. È proprio una regola televisiva. Per spiegarci in poche parole, il Dave Letterman Show della Cbs (in onda sottotitolato su Rai 5) sopravvive allo spoil system. E fa ridere sia che alla Casa Bianca ci sia Bush. O che ci sia Obama. Qui in Italia pare di no.

Dopo Berlusconi il diluvio. Anzi il buio. E per fare spettacolo, si stuzzica ancora la Carfagna. Con il risultato che meno di un milione di teleresistenti si accontentano. E gli altri cambiano canale rassegnandosi al futuro.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica