L'idea di dare il cognome di famiglia al cane o al gatto e di inserirlo quindi nell'anagrafe comunale, come un qualunque parente, porterebbe a un cambiamento epocale per quanto riguarda diritti e doveri dei proprietari e, allo stesso tempo, dei quadrupedi pelosi.
L'iniziativa parte dall'Aidaa, l'Associazione Italiana Difesa Animale e Ambiente di Lorenzo Croce, non nuovo a partorire idee clamorose a favore dei nostri «amici» e qualche volta esagerato nel paventare thriller improbabili, come la sparizione di gatti destinati ad alimentare il traffico di sangue presso cliniche veterinarie con l'immagine di Dracula sulla vetrata al posto del caduceo. Ma vediamo dove vorrebbe arrivare l'Aidaa con questa sensazionale proposta e quali sarebbero i risvolti, positivi e negativi di tale innovazione. Secondo l'Aidaa è venuto il momento di dare il proprio cognome al cane e al gatto di casa, così come lo si dà al proprio figlio. Questo permetterebbe, anzi comporterebbe l'obbligo, di inserire il cognome di Fido e Silvestro presso l'anagrafe comunale. L'inserimento nell'anagrafe comunale e quindi, a tutti gli effetti, nello stato di famiglia, comporterebbe che un pet (animale d'affezione) abbia i diritti necessari riconosciuti ai componenti il nucleo familiare, ad esempio il diritto alle cure medico veterinarie e il diritto a ereditare i beni di famiglia (con un tutor ovviamente). E qui come non ricordare quella strana (e forse falsa) storia della recente e molto sospetta scomparsa del gatto Tommasino, che aveva ereditato beni per 10 milioni di euro? Strana morte quella che porta via un gatto di soli cinque anni a causa di una banale gastroenterite.
Il tutor in questo caso è un'infermiera, designata dall'anziana proprietaria del micio e a lei ora andrà tutto il patrimonio. Ogni illazione è illecita, sia chiaro (ma inevitabile temo). E se Tommasino fosse stato nell'anagrafe di famiglia con l'anziana signora? Sarebbe bastato a scoraggiare un ipotetico criminale che avesse voluto accaparrarsi i suoi beni? Considerato che, da che mondo è mondo, i vecchi danarosi sono seguiti con morboso amore dagli occhi concupiscenti di figli, fratelli e nipoti, tutti attaccati alla loro vita (sperando si spezzi la corda), mi verrebbe da dire che non sarebbe cambiato nulla. Quanto alle cure mediche, se s'intende che debbano entrare nel sistema mutualistico come per i bebè, bisognerebbe tenere conto del fatto che se non ci sono i soldi per il latte anallergico destinato a Carletto, la vedo dura con le gocce per le orecchie di Pluto. Per l'Aidaa il cognome di famiglia al pet vorrebbe dire «avere verso di lui tutti i doveri che discendono dall'essere anche micio e fido un componente speciale della famiglia di appartenenza e questo aiuterebbe sicuramente a ridurre l'abbandono estivo dei nostri amici a quattro zampe, ma imporrebbe anche una serie di comportamenti maggiormente responsabili da parte di coloro che adottano micio e fido, che di fatto prendendo il cognome del loro compagno umano diventano parte integrante della famiglia».
Confesso che l'idea dell'Aidaa è intrigante e degna di considerazione, più per il valore d'immagine che di concretezza. L'anagrafe nazionale canina è miseramente fallita, come quella equina, mentre quella felina non è neanche iniziata.
È pensabile che l'ufficiale giudiziario vada a cercare Rossi Silvestro in Via Verdi 56 a Rho? E in tal caso, siamo sicuri che Silvestro desideri ricevere l'ingiunzione di Equitalia o vorrà rimanere nel suo solaio, protetto dalla privacy?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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