Contro Rosy Bindi, contro Dario Franceschini, contro Roberto Speranza, contro Francesco Boccia. Matteo Renzi, al contrario dei citati parlamentari del Partito Democratico, si schiera contro la linea delle espulsioni da riservare a chi non dovesse votare la fiducia.
Che sia il preludio di un nuovo caso Prodi? Nel rispondere si farebbe solo dietrologia. Perché, nonostante i dubbi e i rumors che associavano ai franchi tiratori l'identikit renziano (oltre che dalemiano ed ex popolare), non ci sono prove di tale ipotesi e lo stesso sindaco di Firenze ha sempre smentito e rinnegato il marchio di "traditore". Tuttavia, come nel caso Prodi, il rischio che alcune correnti del Pd votino contro la fiducia al nuovo esecutivo di Enrico Letta è sempre presente. Non si spiegherebbero, se no, gli ultimi avvertimenti lanciati un giorno sì e l'altro pure dai big del partito.
Il rottamatore però resta convinto del fatto che la linea dura non serve, che "è un tantino prematuro dire ’io non lo votò, ’allora io ti espello' e che "se qualcuno non voterà la fiducia ci saranno le sedi per discutere del dissenso". Insomma, per il sindaco fiorentino, intervistato da SkyTg24, "il Pd voterà compatto la fiducia". Un aggettivo rischioso viste le ultime vicende interne al partito, che tutto si è dimostrato meno che compatto.
L'ultima direzione democratica ha mostrato vaghezza strategica, mancanza di leadership e ha insabbiato la discussione sulla segreteria. A parlare di Matteo Renzi è stato solo il piddino Ranieri, e la sua proposta di puntare sul rottamatore per l'incarico di premier non è stata presa minimamente in considerazione.
Dal canto suo, dopo aver assaporato una sua potenziale (ma lontana) incoronazione, Renzi adesso minimizza:"Io credo che sia assolutamente prematuro discutere adesso di quello che succederà nella segreteria del Pd". Insomma, tempo al tempo. Non c'è fretta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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