Figuraccia del governo sull’emendamento Pdl, l’ira di Pd e Idv. Il ministro: «Errore del sottosegretario»

Figuraccia del governo sull’emendamento Pdl, l’ira di Pd e Idv. Il ministro: «Errore del sottosegretario»

RomaIl ministro Paola Severino si trovava negli Stati Uniti. E, dall’altra parte dell’Oceano, ha fulminato il sottosegretario Salvatore Mazzamuto, che faceva le sue veci in commissione Giustizia. Lo ha «scaricato», per dirla con Antonio Di Pietro: il sottosegretario non avrebbe letto per intero la scheda sui pareri da dare in commissione agli emendamenti alla modifica del delitto di falso in bilancio presentata dall’Italia dei Valori. E avrebbe commesso un errore, fornendo il parere favorevole del governo su un emendamento del Pdl che smorza, «smonta», secondo Idv e Pd, il testo originario. Peccato mortale, dar ragione al Pdl in materia di giustizia. Commesso ieri da Fli, Udc, e dal governo, con il loro sì all’emendamento. Per evitare il linciaggio verbale, il Terzo Polo ha fatto sapere di essersi sbagliato nel voto, e anche il governo, con la Severino, ha chiarito che il sottosegretario ha preso fischi per fiaschi. La reazione di Di Pietro, primo firmatario del testo in discussione per la modifica del reato di falso in bilancio, era stata del resto furibonda. Non si aspettava di essere mollato dai centristi, e nemmeno dai professori sulla sua proposta di legge regina: «Il governo Monti è come il governo Berlusconi!», tuonava a caldo, appoggiato dal Pd, che con i dipietristi ha respinto l’emendamento pidiellino.
A parte il Pdl, tutti gli hanno chiesto scusa, rispondendo di aver votato «sì» per colpa di Mazzamuto. Come uno strike, l’errata valutazione del sottosegretario avrebbe fatto fuori schiere di deputati, dall’Udc a Fli. Tutti caduti come birilli nell’errore, e quindi tutti compattamente a favore della proposta di Contento. L’emendamento del Pdl propone la reclusione fino a tre anni per chi commette falso in bilancio, mantenendo l’impianto deciso dal governo Berlusconi nel 2002, ma con un lieve inasprimento (la giurisprudenza attuale prevede l’arresto «fino a due anni»). L’articolo 1 della proposta base Di Pietro-Palomba sancisce invece il carcere fino a 5 anni e multa da 50mila a 200mila euro.
Dall’America il ministro Severino ha fatto sapere con una nota che «al sottosegretario Salvatore Mazzamuto erano state fornite dall’Ufficio legislativo tutte le schede necessarie». Sull’emendamento Contento, via Arenula ha fornito «un parere favorevole solo al limite massimo di pena e dunque contrario quanto alla restante parte dell’emendamento». Detto così non è chiarissimo, e comunque «se errore c’è stato - prosegue la Severino - nel senso che il sottosegretario Mazzamuto non ha letto per intero la scheda fornitagli, si porrà rimedio in aula». Dopo una giornata da bersaglio del poligono, Mazzamuto alla fine ha reagito: «La scheda assolutamente non era chiara. È stato un gigantesco equivoco».
Sul suo blog, Di Pietro ha deriso Udc e Fli in particolare, ma ancor di più ha sbeffeggiato il governo per aver snaturato il suo testo con quel «sì» traditore: «Al di là delle responsabilità di Mazzamuto che, stando a quanto afferma il ministro Severino, non sa né leggere né scrivere ci chiediamo: che cosa ci stia a fare al governo? A scaldare la sedia?».
Il capogruppo Fli Angela Napoli chiede venia: «Siamo stati condotti in errore, assecondando il parere del governo. Il mio errore verrà sicuramente risarcito attraverso il dovuto comportamento sugli emendamenti rimasti». La sconfessione del sottosegretario da parte del ministro è «del tutto inaccettabile», commenta il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto.

E non è nemmeno accettabile «che esistano di fatto due maggioranze, una fra Pdl, Pd e Terzo Polo sulle questioni economiche e sociali e altri temi; e un altro schieramento fra Pd, Idv ed eventualmente altre forze sulla giustizia, il falso in bilancio eccetera».

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