In fila per l'addio a Martini "Era uno di noi..."

La salma del cardinale Carlo Maria Martini, morto venerdi a 85 anni, al Duomo di Milano gremito di fedeli. In Chiesa Bersani, Camusso, il ministro Cancellieri e migliaia di cittadini

In fila per l'addio a Martini "Era uno di noi..."

Milano Un abbraccio avvolgente accom­pagna il cardinale Carlo Maria Martini nel suo Duomo di Milano: qui domani pome­ri­ggio alle quattro si celebreranno i funera­li e soprattutto qui sarà sepolto, privilegio che tocca ai successori di Ambrogio. L’af­fe­tto è partito dal web e si è contagiato dal­la realtà virtuale a carne e ossa delle miglia­ia di persone che sono arrivate dentro la cattedrale, dove le spoglie mortali dell’ar­civescovo sono state composte per la ca­mera ardente.
Il Duomo è rimasto aperto tutta la notte, nella preghiera per il cardinale morto ve­nerdì pomeriggio a ottantacinque anni. C’è tanta,tantissima gente.E diventa sem­pre di più. Qualcuno le conta in seimila persone l’ora.Alle cinque e mezza della se­ra, quando è l’ora della Messa,è impossibi­le chiedere ai pellegrini che affollano la cattedrale e la piazza di uscire, come era nei programmi.
L’abbraccio è troppo stretto per essere sciolto.C’è gente comune e persone cosid­dette importanti,
come il ministro dell’In­terno, Annamaria Cancellieri, la segreta­ria della Cgil, Susanna Camusso, il segreta­rio del Pd, Pierluigi Bersani, tanto per citar­ne alcuni. Gli assenti di oggi, come il presi­dente del consiglio, Mario Monti, e il sinda­co di Milano, Giuliano Pisapia, arriveran­no oggi o per i funerali, che saranno tra­smessi in diretta su Rai1 e Tgcom24.

Un saluto inaspettato arriva dal passa­to, sulle frequenze di Radio Vaticana. È il terrorista Ernesto Balducchi, membro dei Comitati comunisti rivoluzionari che nel 1984 consegnarono al cardinal Martini il proprio arsenale in un simbolico disar­mo. «Avevamo deciso di abbandonare la lotta armata e Martini ci ascoltò- racconta oggi l’ex terrorista - . Noi avevamo già ma­turato un giudizio negativo sull’esperien­za della lotta armata, però ci trovavamo di fronte un muro compatto di opinione che non era disponibile a qualsiasi forma di dialogo e quindi ad accettare anche que­sto giudizio critico e questa uscita ideologi­ca dal campo della lotta armata». E anco­ra: «Parlare con qualcuno, e di fatto lui ven­ne anche a Natale del 1983 a san Vittore, ci ha confortato in questo».
Sfila tra la folla in Duomo Carlo Tognoli, sindaco della Milano nel buio della lotta armata. «Celebrò il funerale di Walter To­bagi, ne celebrò molti altri, e fu uno degli uomini più vicini alle famiglie delle vitti­me- ricorda - . In quegli anni non passava una settimana senza che si dovesse ricor­dare qualcuno assassinato. Lui non perse mai l’equilibrio nel parlare. Lo dimostra anche il fatto che abbia perdonato, in un certo senso, i terroristi».

Tantissimi i fedeli, che lo hanno seguito nei suoi ventidue anni da vescovo di Mila­no, che ha guidato fino al 2002. C’è Adria­na che arriva da Limito, porte della città, e racconta «non sono molto di fede, non so­no una praticante, ma riconosco i valori che ha trasmesso». E la milanese Chiara, dalle undici dietro le transenne, che ricor­da «un grande comunicatore», ma è so­prattutto «il suo atteggiamento esempla­re nella malattia » a esserle entrato nel cuo­re. Ci sono i giovani di allora, cresciuti co­me Agostino, 43 anni, di Molfetta, che gli ha fatto da chierichetto, viaggia con le sue foto in mano e ricorda «la sua attenzione agli studenti fuori sede, alle persone sradi­cate dalla propria terra».
Persone sempre pronte ad ascoltarlo, anche quando il cardinale andò a Gerusa­lemme, da dove sembrava che non voles­se più tornare. In quegli anni si parlava di una sua sepoltura in Terra Santa.

Lo ricor­da monsignor Luigi Testore, suo primo se­gretario a Milano e oggi suo esecutore te­stamentario: «Io lo accompagnai nel 2002 all’aeroporto, gli dissi scherzando: “lo sa che non se ne parla di essere sepolto in Ter­ra santa”. Lui mi rispose: sei tu il mio esecu­tore testamentario... ». Sapeva bene che co­me vescovo sarebbe stato sepolto in Duo­mo.

Lo ha ripetuto in modo ufficiale a mon­signor Luigi Manganini, l’arciprete del Duomo che il 27 giugno scorso si è presen­tato dal cardinal Martini per scegliere il luogo esatto della sua sepoltura in Duo­mo. «Sapevo che era un uomo molto libe­ro anche su questo argomento, lo ha tratta­to tranquillamente. Abbiamo deciso insie­me. Ma non credevo che sarebbe stato co­sì presto...».

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