Fini ora attacca Schifani e apre la crisi istituzionale

Intervento a gamba tesa: la sua decisione in Vigilanza Rai proprio adesso è di "inaudita gravità". La replica: "Ho rispettato le regole". Partiti nel caos

Fini ora attacca Schifani e apre la crisi istituzionale

Lo spread, la crisi dell’euro, la disoccupazione, gli esodati da risarcire, gli statali da licenziare? Macché: la Rai. Le poltrone del traballante carrozzone della tv pubblica sembrano essere l’unico argomento che incendia la politica, spacca la maggioranza, fa scendere in campo i leader di partito, fa scoppiare una guerra nucleare tra istituzioni.

Un attacco così frontale del presidente della Camera al suo omologo di Palazzo Madama non si era mai visto: ieri Gianfranco Fini ha vergato una nota di fuoco contro Renato Schifani, reo di aver sostituito in corsa il membro «dissidente» del Pdl in commissione di Vigilanza, Paolo Amato, con un più affidabile senatore di Coesione Nazionale, Pasquale Viespoli. «Mi auguro - dice Fini - che Schifani sentirà il dovere di chiarire perché la decisione sia improvvisamente maturata solo oggi, con la commissione di Vigilanza già costituitasi in seggio elettorale per eleggere i membri del Cda Rai», e dopo che Amato «aveva pubblicamente annunciato di votare liberamente e secondo coscienza, disattendendo le indicazioni del suo gruppo di appartenenza». E il presidente della Camera lancia un sospetto pesante sulla seconda carica dello Stato: forse ha agito ora «perché era chiaro che la libertà di voto del senatore Amato avrebbe determinato un esito della votazione non gradito al Pdl? Se così fosse saremmo in presenza di un fatto senza precedenti e di inaudita gravità politica». Il segretario del Pd Bersani gli dà ragione: «Schifani si spieghi in Aula».

Alla cannonata sparata da Montecitorio Schifani evita di rispondere direttamente, ma lascia trapelare di sentirsi «sereno e tranquillo», perché «non ho fatto altro che rispettare le regole». Quanto alla tempistica del suo intervento, fanno notare dalla presidenza del Senato, il caso della mancanza di rappresentanza di un gruppo (Coesione nazionale, appunto) in commissione era già stata sollevata più volte, anche in Aula. Giorni fa da Riccardo Villari, ieri dallo stesso Viespoli che aveva paventato un rischio di «illegittimità» di ogni atto della Vigilanza, in quanto la sua composizione era non rispondente agli equilibri parlamentari. L’intervento di Schifani è stato dunque volto a sanare una possibile causa di contestazione delle decisioni della commissione. Dal Pdl parte il contrattacco a Fini che «usa due pesi e due misure»: attacca Schifani sulla Rai, ma sulla contestata presidenza del Copasir a D’Alema (presidenza che per prassi spetta all’opposizione, e oggi D’Alema è in maggioranza) lasciò correre. Senza contare, ricorda Villari, che a inizio legislatura Fini «accettò un colpo di mano contro le istituzioni sciogliendo la Vigilanza da me presieduta e creando un grave precedente».

«Fini ha iniziato la campagna elettorale», attacca Quagliariello.

Mentre Schifani, dice Angelino Alfano, si è comportato «in modo esemplare». I finiani controbattono: «Le isteriche reazioni del Pdl confermano che i sospetti sono fondati». Lapidario La Russa: «Mi fa male vedere Fini ridursi così».

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