Alla Fiom la piazza non basta più Già pronta l’Opa su Bersani & C.

Alla Fiom la piazza non basta più Già pronta l’Opa su Bersani & C.

RomaPierluigi Bersani? Lui, come tutti quelli che accusano la Fiom di fare politica, «hanno la faccia come il c....». Non è bastato scoraggiare i dirigenti che volevano andare al corteo di ieri a Roma, né mantenere la porta aperta alle ragioni dei meccanici di Maurizio Landini. Al segretario Pd sono toccati insulti di rito e il marchio di infamia di chi sta dalla parte sbagliata. Ieri la principale federazione di lavoratori Cgil ha scioperato su «democrazia e lavoro» portando in piazza migliaia di persone.
Bersaglio dichiarato, il governo Monti. E già così, per il Pd - secondo partito della maggioranza - le cose non erano semplici. Poi la Fiat di Sergio Marchionne che, secondo il segretario Fiom Landini, deve smettere di «avere un atteggiamento autoritario». Obiettivo implicito, stanare la sinistra ufficiale, ma anche la confederazione madre guidata da Susanna Camusso, che i meccanici vorrebbero schierare con ancora maggiore decisione contro l’esecutivo.
La critica più dura al Pd (e anche il colpo mediatico più efficace) è arrivato da Paolo Flores D’Arcais, direttore di Micromega e presenza fissa alle ultime manifestazioni della federazione dei meccanici. Marchionne, Marcegaglia, Berlusconi dicono che la Fiom fa politica; «Bersani ha vietato a dirigenti del Pd di partecipare a questa manifestazione perché la Fiom fa politica, anzi brutta politica visto che da questo palco ha parlato anche un dirigente del Pd della Val di Susa, un ex sindaco, un No Tav. Con i toni sobri che sono prammatici da quando c’è il nuovo governo, voglio dire che questi signori ogni volta che si stracciano le vesti perché la Fiom fa politica hanno la faccia come il culo». Un dirigente Pd, il responsabile organizzativo Nico Stumpo, ha chiesto a Landini di prendere le distanze, ma il leader della Fiom non ha risposto.
La piazza senza i vertici democratici ha inevitabilmente calamitato gli altri partiti della sinistra, in competizione con il Pd. C’erano Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, Luigi De Magistris, ieri arrabbiati anche per una intervista di Bersani che sembra aprire a alleanze centriste, a scapito di quelle a sinistra. C’erano anche bandiere del Pd e alcuni dirigenti locali e solo uno di livello nazionale, Pippo Civati.
Non sono mancati momenti di tensione. A Roma davanti a una sede del governo (il Comitato interministeriale prezzi) degli autonomi hanno inscenato un sit in. La polizia li ha respinti. Il bilancio finale è di alcuni feriti, quattro arresti e 33 denunciati. A Milano alcuni studenti hanno raggiunto la stazione centrale in metropolitana, acceso fumogeni e srotolato uno striscione con la scritta «Studenti No Tav» davanti all’entrata del FrecciaClub. Alla stazione di Rogoredo sono stati occupati i binari per una decina di minuti. Nella Capitale dei ragazzi di sinistra che stavano volantinando per la Fiom davanti ad una scuola sono stati aggrediti da altri studenti di destra.
Tensione palpabile anche dal palco a piazza San Giovanni, in particolare quando ha parlato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, accolto da fischi e insulti.
L’obiettivo della manifestazione Fiom era condizionare la Cgil alle prese con il rush finale del tavolo sulla riforma del lavoro. «Lo diciamo anche alla Cgil - è l’avvertimento di Landini - se da lunedì non parte una trattativa seria e non ci saranno risposte, da questa piazza c’è la disponibilità a proseguire anche fino allo sciopero generale».


I capitoli che stanno più a cuore al sindacato sono il no a ogni modifica all’articolo 18 e anche la cancellazione dell’articolo 8 della manovra estiva del governo Berlusconi, che dà più poteri ai sindacati nella contrattazione aziendale. Se la manifestazione ha avuto successo si capirà lunedì dall’atteggiamento di Susanna Camusso.

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