Fitto esce allo scoperto: siamo pronti a contarci

L'ex governatore pugliese lancia la sfida ad Alfano per la leadership Pdl e organizza la squadra dei lealisti. Con lui Carfagna, Bondi e Rotondi

Fitto esce allo scoperto: siamo pronti a contarci

Roma - Raffaele Fitto lancia la sfida ad Angelino Alfano. E in una intervista al Corriere della Sera, dopo averne criticato le scelte politiche, lo invita a salire sul ring e a misurarsi sul terreno del consenso interno, attraverso la convocazione di un congresso. In sostanza, è il suo ragionamento, se davvero il partito ha deciso di affrontare un new deal e uscire dal meccanismo «carismatico» di nomina dei suoi dirigenti, non può accettare una nuova leadership calata dall'alto.

Il suo affondo è una sorta di detonatore che scatena una raffica di dichiarazioni dettate alle agenzie dai due schieramenti, con i «lealisti» berlusconiani entusiasti della proposta Fitto e gli «alfaniani» decisi a respingere questo contropiede. Una divisione che lascia, comunque, intravedere il leit motiv dei prossimi mesi: la sfida tra due quarantenni per la guida del partito, esattamente come accade nel Pd con Enrico Letta e Matteo Renzi. Fitto in realtà già da qualche giorno rifletteva su questa mossa. L'ufficializzazione è arrivata venerdì mattina dopo che gli era stato offerto prima un posto nel coordinamento del Pdl poi un ruolo da capogruppo. Proposte rispedite al mittente per puntare al bersaglio grosso, sia pure attraverso un percorso difficile.
Le sue richieste sono chiare. «Serve l'azzeramento di tutti gli incarichi di partito» e «la convocazione di un congresso straordinario». L'iniziativa dei «lealisti», spiega, non è finalizzata «a ottenere qualche incarico», non si tratta di «un problema di strapuntino personale» ma di «un grosso problema politico». «Siamo in tanti e abbiamo deciso di chiamarci lealisti - spiega - siamo quelli che non si limitano solo a inviare comunicati stampa quando viene commesso un gravissimo atto come in giunta in Senato», «siamo quelli leali con Berlusconi e le sue politiche». Quanto ad Alfano «in questo periodo io non condivido la sua azione politica, che rischia di costruire un centro politicamente subalterno alla sinistra». In ogni caso «noi sosterremo lealmente il governo e senza alcuna ostilità. Vigileremo però con molta attenzione per evitare che un governo di larghe intese si trasformi in un governo di sotto intese». «Quello che è accaduto in questi giorni merita una seria riflessione». Per questo «occorre, e cito Alfano alla sua nomina a segretario, la legittimazione dal basso», mettendo fine alla stagione dei «vertici autoreferenziali di nominati».

Nei corridoi del Transatlantico la «mozione Fitto» inizia a prendere forma. Già si parla come prossima mossa di una manifestazione nazionale a favore di Silvio Berlusconi (mentre Fitto martedì sarà a Ballarò). A sostenerlo in una squadra potrebbero esserci Saverio Romano; Mariastella Gelmini che potrebbe tenere i rapporti con le fila parlamentari; Mara Carfagna e Sandro Bondi a coordinare la comunicazione; Gianfranco Rotondi a tessere la trama dei rapporti con il mondo ex Dc; Stefania Prestigiacomo, Giancarlo Galan, Daniele Capezzone e Gianfranco Miccichè incaricati di motivare il mondo degli aderenti a Forza Italia della prima ora e la rete di Publitalia; mentre ruoli di primo piano avranno Deborah Bergamini e Renata Polverini.
Di certo segnali di adesione possibile arrivano da molti dirigenti. «Colpita anche sotto l'aspetto umano» si dice Mara Carfagna. Convintamente favorevole a «un congresso che non sia una ripicca» Gianfranco Rotondi mentre Mariastella Gelmini sottolinea la necessità di una classe dirigente «legittimata dal basso». Sandro Bondi riconosce all'ex governatore pugliese di «aver posto questioni serie e ineludibili» Maurizio Gasparri apprezza il «contributo chiaro e politico» arrivato da Fitto. E un altro ex An come Pietro Laffranco sottolinea: «Per gli ex An è naturale sostenere un percorso che consenta di stare in maniera chiara nel centrodestra».

E se Cinzia Bonfrisco invita a «convocare subito i congressi regionali», Annamaria Bernini suggerisce di mettere al centro «l'orgoglio di una storia e la lealtà a Berlusconi». Un fattore, quello della «fedeltà» e della continuità con il fondatore che sarà uno dei temi cardine del confronto dei prossimi mesi.

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