Magnifica soluzione, quando il maltrattamento delle donne, lo stupro, la violenza, si mostrano in tutta la loro implacabile vastità, infagottiamole, impacchettiamole, obliteriamone la sessualità e anzi l'esistenza stessa; di più, eliminiamone la vista, cancelliamole... anzi, mettiamo loro la cintura di castità, magari quella garantisce dallo stupro. Così, lungi dal riconoscere che il crescente numero di violenze fatali contro le donne (come quella che ha ucciso Amanat a Delhi sotto gli occhi del fidanzato, colpevoli ambedue di tornare dal cinema alle nove di sera su un autobus) è una questione da affrontare prendendo di petto, rieducando, sbattendo in galera la comunità maschile colpevole degli stupri, il governo indiano ha introdotto nell'ex territorio francese di Pondicherry, fra le varie misure che gli sono parse utili, quella di un (...)
(...) camicione. Una specie di lungo soprabito che deve infagottare le donne così da nasconderne le fattezze agli occhi degli uomini, che, oh certo, saranno in questo modo dissuasi dal compiere i loro gesti di libidine violenta.
La verità è che le violenze contro le donne, una piaga che in tutta l'India è solo la punta dell'iceberg di una situazione di maltrattamento abituale, specie nelle campagne, non cambieranno; anzi, la situazione di impunità farà aumentare i crimini. Invece le donne di Pondicherry, una zona che ha una media di trenta gradi di temperatura con punte molto più alte, subiranno l'ulteriore punizione di questo nuovo tipo di burka. Da aggiungere che per le giovani ragazze la punizione sarà ancora più pesante, una giovane deve pur pagare il fio di essere attraente: e così il cappottone dovrà essere indossato sopra la divisa obbligatoria scolastica, che prevede sopra la maglia anche una giacca. Le donne del luogo protestano, come fa Sudha Sundamaran, segretaria dell'India democratic women association: è scioccante, dice, come non ci si renda conto che l'abbigliamento non ha nulla a che vedere con i reati commessi di cui tutte le cronache seguitano a riportare gli orrori. Il cappottone è stato imposto mentre a New Delhi si svolgeva l'udienza preliminare dello stupro di massa di Amanat, spirata dopo tredici giorni di agonia, per il quale sono state arrestate sei persone, fra cui un diciassettenne. Il fidanzato ha raccontato in un'intervista la folle violenza del branco, l'indifferenza degli astanti, il corpo della fidanzata seminudo per terra mentre l'ambulanza non arrivava e nessuno la copriva con uno straccio. Lui, ferito gravemente, giaceva abbandonato a sua volta.
Il trattamento delle donne in India è una specie di rovescio della medaglia della continua esaltazione delle magnifiche sorti e progressive di un Paese che ha compiuto miracoli nel campo della tecnologia, dell'economia, dei suoi rapporti internazionali. Pensiamo all'India in genere con un doppio senso di rispetto: ha affascinato milioni di persone l'aura buddista che suggerisce un mondo non angustiato dalle bassezze e dagli interessi ma proteso a un eterno immobile, eguale, sereno per sempre. Dall'altra parte questo formicaio di un miliardo di persone ha saputo farsi avanti nel mondo lasciando da lato, almeno in parte, l'immagine della fame impossibile, degli stracci onnipresenti.
E allora? Come è possibile che questo Paese che vorremmo amare biasimi le donne, in processo, per gli attacchi sessuali che subiscono e le condanni? Permetta che chi è accusato di violenza sessuale si candidi tranquillamente alle elezioni? Che nello Stato nordoccidentale dell'Haryana dopo un'epidemia di stupri i politici e i leader delle comunità locali abbiano svolto una campagna in cui si sosteneva che gli stupri erano consensuali!
In India si è avuta Indira Gandhi, Sonia è una prima donna della politica. Spesso nelle società primordiali, nelle società rurali, una figura di donna forte, una Mater Matuta che si presenta sul proscenio copre con la sua figura forte stragi, botte, tragedie quotidiane senza fine.
di Fiamma Nirenstein
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