Denunce, esposti, segnalazioni, rapporti agli organi di vigilanza, solleciti alle autorità competenti per intervenire al più presto. Niente, nessuno ha mai sentito puzza di bruciato dentro Rocca Salimbeni, oppure si è turato il naso per non sentirla. Tanto più che nel 2007, proprio mentre i vertici della banca brindavano alla sciagurata operazione Antonveneta, la Fondazione Monte dei Paschi viene condannata dal Tribunale di Milano. E non per un divieto di sosta, ma per un reato finanziario: aggiottaggio manipolativo. Il direttore generale della Fondazione Mps, Emilio Tonini, viene condannato a 8 anni in rito abbreviato dal gup di Milano, con l'accusa di aver manipolato il valore delle azioni Unipol nel 2003. Insieme a lui viene condannato anche Palazzo Salimbeni, cioè la Fondazione Monte dei Paschi, per responsabilità amministrativa nel reato.
E chi era il presidente della Fondazione Monte dei Paschi all'epoca dei reati contestati? Un rampante avvocato di origini catanzaresi, entrato presto nella classe dirigente del Pci-Ds senese e poi asceso alle più alte cariche cittadine, quelle nel Monte: Giuseppe Mussari. Cinquantamila euro di multa per l'ex direttore generale, 10mila euro per la Fondazione, nessun graffio per Mussari. Il presidente successivo, Gabriello Mancini, che è ancora al suo posto, annunciò immediatamente il ricorso in appello, che però venne perso nel 2011, condanna confermata.
In sostanza i magistrati della seconda Corte di Appello di Milano accertano che, nell'acquisto di un pacchetto di azioni Unipol, il gruppo guidato da Giovanni Consorte, la Fondazione Mps ha compiuto manovre fraudolente «allo scopo di alterare, aumentandola, la quotazione del titolo Unipol. Sì, proprio il Consorte a cui Piero Fassino, segretario dei Ds, fece la famosa domanda al telefono: «Abbiamo una banca?».
Anche in appello viene condannata la Fondazione come ente giuridico, per via di un riscontrato «interesse di gruppo», scrivevano i magistrati nel 2011, e cioè «nell'ottica di una reciproca cointeressenza (compartecipazioni incrociate) all'epoca dei fatti tra Unipol e Fondazione Mps. Dopo 4 anni circa veniva confermata l'accusa, secondo l'aggiotaggio manipolativo «commesso da Unipol», che nel marzo 2003 manipolò il valore delle azioni privilegiate Unipol fino al prezzo al quale la Fondazione Monte dei Paschi di Siena le acquistò da Finsoe (controllante Unipol), fu «frutto di un previo accordo a livello apicale» tra i presidenti Unipol e Fondazione Mps Nella sentenza di condanna Mussari viene descritto come l'attore principale, insieme a Consorte, dell operazione. Lo stesso direttore generale Tonini, poi condannato, metterà a verbale «di aver ricevuto incarico direttamente da Mussari, il giorno stesso della ricezione del fax di Consorte, di valutare la convenienza dell'affare».
Ma c'è un altro dettaglio che colpisce. Ovvero il legale nominato dalla Fondazione Mps come suo difensore in quel processo.
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