Il film, per il terzo giorno consecutivo, si ripete, da Torino a Milano, da Genova alla Puglia, da Roma alla Toscana (a Livorno hanno fatto un blitz in consiglio comunale): cortei, blocchi stradali, stazioni ferroviarie occupate e, l'aspetto più odioso, minacce ai commercianti che «osano» non chiudere. Ma al terzo giorno di paralisi praticamente in tutta Italia, qualcosa tra i Forconi si sta scardinando: all'interno del Comitato 9 dicembre, diviso tra chi vuol continuare a oltranza e in maniera più dura marciando su Roma e attuando il blocco totale dei tir, e chi invece vorrebbe smorzare i toni, soprattutto per isolare le infiltrazioni di violenti o di sigle estranee (come il centro sociale torinese Askatasuna, che invita i suoi a «stare dentro» la protesta pur non condividendola); e tra il Comitato 9 dicembre e la gente, che sinora ha solidarizzato ma che non ci sta a vivere giorno dopo giorno in città paralizzate.
È stato il giorno della protesta, ma anche di qualche timida contro-protesta, ieri. E non è un caso che l'appello a riappropriarsi delle città sia partito, con un tam-tam su Facebook, da Torino, la città che con gli scontri di piazza di lunedì scorso ha pagato il prezzo più alto in termini di disordini. «Non lasciamo le strade in mano ai Forconi», è stata la chiamata alla reconquista della città, che anche ieri, per tutto il giorno, è stata cinta d'assedio. Il blitz all'alba degli agenti per liberare dai manifestanti i mercati generali di Grugliasco e permettere così ai 300 tir bloccati di distribuire frutta e verdura ai supermercati non ha fermato né i cortei (mattina e pomeriggio) che hanno paralizzato i punti nevralgici, né gli episodi di violenza. Ben 32 persone sono state denunciate per i blocchi stradali. Altre due, invece, sono state denunciate per violenza privata: un camionista di Ivrea che usava il suo camion per bloccare le strade; e un giovane manifestante, che avrebbe minacciato un tassista, intimandogli di scendere dal suo mezzo per partecipare alla protesta. Tensione anche in piazza Castello, dove il Mc Donald's è stato costretto a chiudere perché i Forconi impedivano l'ingresso ai clienti: quattro persone sono state denunciate. La Procura di Torino ha aperto un fascicolo per devastazione contro ignoti. E nel Torinese, a Nichelino, il sindaco è sequestrato da tre giorni in municipio, bloccato dai manifestanti.
Le minacce a chi non si ferma per la protesta sono l'aspetto più odioso. Ci sono state a Torino sin da lunedì, come raccontano i commercianti costretti a chiudere. Ci sono state ieri a Savona, dove alcuni manifestanti sono entrati in una libreria intimando al titolare di «chiudere e bruciare i libri». Ci sono state in Puglia, dove bar e negozi hanno riaperto sotto scorta. A Cerignola un supermercato che aveva appena riaperto è stato preso di mira con una bomba carta; nel Foggiano due camionisti sono stati inseguiti, bloccati e minacciati perché avevano forzato il blocco, a uno di loro sono state bucate le ruote. Minacce pure a sedi della Cgil ad Andria, Barletta, Cerignola, Biella e Savona. E il «titolare» del marchio Forconi, il siciliano Mariano Ferro, prende le distanze: «I veri Forconi si trovano in Sicilia dove la protesta è pacifica. Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con cui non c'entriamo. Ci dissociamo».
Altro punto caldo, Milano. Come annunciato, è proseguita l'occupazione di piazzale Loreto. Ma momenti di tensione si sono registrati quando in zona è approdato un pullman di tifosi dell'Ajax, per la partita di ieri sera col Milan. Gli olandesi non hanno gradito il blocco stradale, e con i manifestanti si è arrivati allo scontro fisico. Disagi anche a Roma, dove c'è stato un presidio a Montecitorio ed è stata anche bloccata la linea B della metropolitana. E proprio Roma è il prossimo, grande obiettivo. Lo ha annunciato nei comizi di Genova e Torino (quest'ultimo quasi deserto) uno dei leader del Comitato, Danilo Calvani.
Protagonista però, ieri, di uno scivolone: ha lasciato piazza De Ferrari, a Genova, a bordo di una Jaguar. «Non è mia» si è giustificato con i manifestanti che gli rimproveravano l'auto di lusso. Ma la piazza, e soprattutto il web, non lo perdona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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