Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sarà perché è antipatica a tutti, a me è molto simpatica. Non solo: la stimo. È l’unico ministro tecnico che sia riuscito a fare una riforma incisiva ai fini del contenimento della spesa: quella previdenziale, cioè delle pensioni. Le è andata meno bene col famoso o famigerato articolo 18, ma non per colpa sua: è stata costretta ad ascoltare i consigli di chi temeva le reazioni della sinistra e della Cgil, sindacato cavernicolo.
La signora ogni tanto le spara grosse? No, dice semplicemente la verità. E la verità è rivoluzionaria, scandalosa. Quando affermò che i giovani sono troppo schizzinosi nella scelta del primo impiego fu sepolta da improperi, difatti. In realtà aveva ragione.
Ieri Elsa Fornero si è tolta un sassolino dalla scarpa. Si è lagnata perché tutti la sfotterono (e ancora la sfottono) per essersi lasciata sfuggire qualche lacrimuccia allorquando annunciò il riassetto dell’Inps. E che cosa avrebbe dovuto fare? Ridere in faccia ai pensionati mentre li informava che avrebbero dovuto sgobbare ancora alcuni anni allo scopo di far quadrare i conti della Previdenza sociale?
Conversando con Gad Lerner all’Infedele, ha ricordato che il suo pianto è passato alla storia (meglio: alla barzelletta) quale segno di debolezza o falsità; viceversa le lacrime di Nichi Vendola e quelle di Pier Luigi Bersani, documentate dalla tivù, sono state accolte come espressione tangibile di sensibilità d’animo di due personaggi degni, quindi, di rappresentare la proverbiale bontà degli
italiani (ovviamente brava gente).Questo dimostra che la signora Fornero vale il doppio dei suoi critici, che adottano due pesi e due misure perfino nel valutare i sentimenti degli amici e dei «nemici».
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