Roma - Alla faccia di «gufi e rosiconi», Renzi va avanti. Sciorina dati ma soprattutto date. E dà libero sfogo al suo debole per gli annunci. Troppo poco per una conferenza stampa sul nuovo decreto legge già ribattezzato «Dl 80 euro», almeno secondo il capo dei deputati forzisti. Il presidente del Consiglio non ha fatto in tempo a salutare giornalisti intervenuti che su Twitter già spuntava il commento di Renato Brunetta. «Da Renzi solo molta confusione - spiega - Non ci sono provvedimenti per gli incapienti e per i lavoratori autonomi. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere».
E pensare che Renzi sperava di strappare sorrisi con battute fulminanti come questa: «Se qualcuno trova la parola sanità gli pago da bere».
No, Brunetta non ha riso e torna con i piedi per terra guardando gli effetti del provvedimento non solo a breve ma anche a lunga scadenza. «Gli 80 euro sono solo un bonus una tantum, non una misura strutturale. Il tutto con grandi problemi per il lordo e per i contributi». Più che da ridere, c'è da vergognarsi. Almeno per il segretario del Carroccio Matteo Salvini. «Nemmeno un cenno a pensionati, esodati e disoccupati. È vergognoso». Chiamato in causa dalla promesse renziane anche il presidente della Commissione finanze della Camera dei deputati, Daniele Capezzone, che critica il provvedimento soprattutto per il suo ridimensionamento rispetto ai roboanti annunci dei giorni scorsi. «Esistono cinque errori di fondo che vanificano questa operazione - spiega Capezzone - il mantenimento della tassazione sulla casa, l'inasprimento della tassazione sul risparmio, l'ennesima esclusione dei lavoratori autonomi dal taglio dell'Irpef, l'esclusione degli incapienti e la limitatezza dell'intervento sull'Irap». «Insomma - chiosa Anna Maria Bernini (Fi) - il gettone elettorale di Renzi è come al solito una briciola rispetto alle tasse che gli italiani dovranno pagare». Anche i Cinque Stelle bocciano il provvedimento. E lo fanno confidando nei paletti che altri organi - ne sono sicuri - imporranno alle idee renziane.
«La maggiore tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia - spiegano con un comunicato firmato dal gruppo dei parlamentari - resta sotto la spada di Damocle del giudizio Ue su un'operazione, il regalo alle banche, che il M5S ha fortemente avversato e che Bruxelles si prepara probabilmente a bocciare. Inoltre, 600 milioni di extragettito Iva andrebbero contabilizzati a fine anno e non ex ante con tutta questa nonchalance».
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