Franco svizzero e Cina per proteggere i risparmi

Il primo caso affrontato è quello di un investitore che vuole diversificare sulle cosiddette «valute forti» per porre i propri soldi il più possibile al sicuro da un collasso dell'euro. Si tratta dei Paesi caratterizzati da solidi bilanci statali, un contenuto rapporto debito /pil e da una storica solidità patrimoniale: per la precisione, franco svizzero, corona svedese, corona norvegese e renminbi cinese. La Svezia, per esempio, ha un rapporto debito/pil del 37% e un attivo di bilancio dello 0,30%; la Cina, invece, a fronte di un deficit annuale dell'1,96% ha un rapporto debito/pil del 44%, mentre la Svizzera ha un ratio debito/pil del 52% ma con un attivo di bilancio dell'1,80%. Secondo le stime formulate giovendì scorso da Morgan Stanley, il cambio euro-franco svizzero dovrebbe passare dall'attuale 1,20 all'1,10 di fine dicembre 2012 (con un guadagno potenziale del 9%), per poi ritornare a quota 1,15 nel primo trimestre 2013. Prospettive favorevoli anche per la divisa cinese che dovrebbe apprezzarsi del 5% entro fine anno e di un altro 4% nel primo trimestre 2013. Negative, al contrario, le previsioni degli analisti americani per la corona svedese e per quella norvegese che dovrebbero perdere, rispettivamente, il 9% e il 4% del valore rispetto all'euro entro fine anno.

Una diversificazione con fondi monetari in franchi svizzeri, corone svedesi, corone norvegesi e renminbi cinesi potrebbe pertanto offrire un rendimento tra l'1% e il 2% entro la fine di quest'anno. Limitando, in caso di scenario avverso, la perdita a un massimo del 2%.

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