La sua presenza non è passata inosservata: è apparsa all'improvviso nel suo paesino d'origine, sull'Appennino bolognese. E a Santa Cristina di Ripoli se ne sono accorti tutti, che quella donna era proprio lei: Annamaria Franzoni, la «mamma di Cogne», condannata a 16 anni di reclusione per l'omicidio del figlio, il piccolo Samuele Lorenzi e protagonista di uno dei casi giudiziari più celebri e discussi degli ultimi anni.
Per due giorni di fila la Franzoni è stata vista a casa sua, in giro per il paesino, a fare la spesa con il marito e un figlio in un supermercato della zona e a camminare per le stradine di Santa Cristina, dove vivono i suoi familiari. A quanto risulta, la donna ha avuto un permesso di cinque giorni ed è già rientrata in cella. Già dal 7 ottobre Annamaria Franzoni era stata ammessa al lavoro esterno al carcere, in una cooperativa della parrocchia di S. Antonio di Padova, dove ieri ha svolto la sua attività di sartoria. Dal maggio 2008, cioè da quando è nel carcere bolognese della Dozza, questo è stato il primo permesso concesso dal magistrato di Sorveglianza (a parte quello, nel 2010, per partecipare al funerale del suocero). Si tratta di un permesso premio, regolato dall'articolo 30 ter dell'ordinamento penitenziario, che consente ai detenuti di coltivare interessi affettivi, culturali e di lavoro.
La decisione di concedere questo permesso premio alla Franzoni è stata presa sulla base della relazione del Gruppo di osservazione e trattamento. Non si tratterebbe quindi di una concessione riservata in modo speciale alla Franzoni, bensì di una procedura comune anche ad altri detenuti.
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