Roma - Onorevole Franco Frattini, vivete il momento più complesso degli ultimi vent’anni, tra bipolarismo in crisi, alleanze anomale e governo tecnico.
«Sì, è vero e pochi hanno rimarcato che ci apprestiamo ad affrontare le amministrative per la prima volta come Pdl. Ma bisogna cogliere l’aspetto positivo di un partito che si sta radicando sul territorio».
La stagione congressuale rappresenta il bagno di democrazia a lungo atteso?
«Nel Pdl sono confluiti partiti che avevano uno il traino carismatico di Berlusconi, l’altro la forza di una tradizione. Con i congressi è finito il collaudo e la fusione a freddo è diventata calda».
C’è chi teme lo strapotere dei signori delle tessere.
«Finora il 52% dei congressi sono stati competitivi con più di un candidato. E gli sconfitti sono rimasti nel partito grazie a un sistema che consente rappresentanza anche al perdente. Una dialettica normale per un partito vero».
Tra ex An ed ex Fi esiste la tentazione di un amarcord identitario?
«Nell’elettorato il comune sentire è ormai diffuso. Chi ha pensato di presentare liste alle amministrative lo ha fatto quasi sempre per intercettare un consenso che altrimenti sarebbe finito altrove. E comunque ci sono casi in cui il quadro si è ricomposto in unità».
Quali?
«A Gorizia c’è un candidato sostenuto da Pdl, Lega, Udc e Fli. Abbiamo messo in campo una lista civica, il Popolo di Gorizia, e creato un mix efficace».
Siamo al quinto mese del governo Monti e il Pdl fatica a stringere nuove alleanze.
«Ci sono due fattori che rallentano. In primis le amministrative. In questo senso viene poco sottolineato come il Pd abbia stretto dappertutto alleanze con Idv e Sel, partiti ferocemente contrari a Monti».
Il secondo fattore?
«L’assenza di una nuova legge elettorale. Abbiamo trovato un buon accordo con un premio per il miglior partito che porterà a coalizioni più omogenee, senza la necessità di inseguire i partitini».
L’Udc continua a tenere le carte in mano.
«Casini fa molta tattica. Comunque entro maggio ci sarà la stesura della nuova legge elettorale e a giugno verrà approvata. A quel punto bisognerà prendere decisioni chiare».
La Lega appare indebolita dalle inchieste.
«La Lega deve rivedere i meccanismi di finanziamento. Conosco Bossi da anni e non ha mai cambiato il suo tenore di vita. Sulle alleanze non credo possa servire a nessuno chiudersi in un isolamento dorato. È auspicabile un accordo sul modello tedesco di Cdu e Csu. Sui contenuti però preferisco i toni adottati da Maroni, ad esempio sull’immigrazione».
Una scomposizione del Pdl potrebbe essere utile in chiave elettorale?
«Non è tempo di moltiplicare ma di raggruppare».
C’è qualcosa che le manca di Forza Italia?
«Fu un momento magico con il coinvolgimento di persone che non avevano mai fatto politica, me compreso. Ideali, valori, principi vennero messi in moto da un vortice chiamato Berlusconi. Oggi se chiedi a esponenti della società civile di entrare in politica rispondono “per carità”».
Serve una revisione della legge sul finanziamento dei partiti?
«Sì, serve trasparenza e la pubblicazione su Internet dei bilanci. E poi bisogna ridurre i parlamentari».
È possibile farlo in tempi così stretti?
«Se c’è la volontà non è un problema. Alfano è deciso, spero lo siano anche i parlamentari che devono capire che se non lo facciamo noi, saranno altri a imporcelo».
Monti non esclude la grande coalizione per il futuro.
«Oggi è un armistizio utile, ma il Pd è troppo diviso tra i riformisti e chi è legato al carro Fiom-Cgil come Fassina. Con l’Udc c’è omogeneità sui contenuti ma ci sono tanti tatticismi. Prefigurare una grande alleanza mi sembra prematuro. È un seme che dovrà germogliare».
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