Un tassello dopo l'altro, la verità sta per emergere in tutti i suoi drammatici contorni sul complotto internazionale che portò alla caduta dell'ultimo governo Berlusconi nell'autunno del 2011. Ieri nel mosaico è entrata una tessera fondamentale, la testimonianza dell'ex segretario del Tesoro americano Tim Geithner, braccio destro di Obama. «Fui avvicinato - ha dichiarato - da due emissari dell'Unione europea che mi chiesero l'aiuto degli Stati Uniti per fare cadere il presidente Berlusconi».
Chi fossero questi signori è ancora un mistero. Più facile immaginare chi fossero i mandanti. Quei famosi sorrisini in diretta tv tra la Merkel e Sarkozy sono più di un indizio. Per Francia e Germania fare fuori l'unico e ultimo baluardo alla sciagurata politica del rigore assoluto era diventato un imperativo. Troppo pericoloso questo Berlusconi, che prima di tutti aveva individuato nell'euro e nei suoi vincoli un pericolo mortale per la crescita dei Paesi del sud Europa.
La testimonianza di Geithner - ultima di una lunga serie di autorevoli protagonisti di quei mesi - chiude il cerchio. Gli italiani sono stati imbrogliati, lo spread non fu la causa della crisi, bensì l'arma usata per innescarla. C'è stato, insomma, un attacco alla nostra sovranità nazionale e ai nostri soldi. Che ha avuto, ovviamente, complici in Italia. Ed è strano che ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non abbia sentito il bisogno-dovere di difendere (è lì per quello) il Paese da oscuri attacchi provenienti dall'estero. Ci saremmo aspettati l'immediata convocazione dell'ambasciatore per chiarimenti. Niente, silenzio assoluto, lo stesso che arriva dai vertici dell'Unione europea. Cosa teme il presidente, di che cosa ha paura? Se lui fosse stato a conoscenza di una simile manovra e nulla avesse fatto per sventarla si tratterebbe di «alto tradimento».
Se ne era all'oscuro meglio farebbe a parlare oggi e - visto che il complotto è riuscito - pretendere i nomi dei congiurati complici con Paesi esteri nel decidere il governo dell'Italia: politici (magari a loro volta traditori), magistrati o professori universitari (magari della Bocconi) che siano. Basta moniti e retorica. Vogliamo i nomi, signor presidente, pure se c'è il rischio di dover leggere anche il suo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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