Non ha lasciato biglietti d'addio ma solo dei post su Facebook: si chiedeva perché insultare un omosessuale non fosse ancora considerato reato. A.R., 21 anni, commesso in uno store del centro, gay, si è tolto la vita gettandosi dal 7° piano di un palazzo di via Casilina, a Torpignattara. É morto sul colpo sul marciapiede, dopo aver abbattuto i rami di un albero. Da un anno, probabilmente anche per colpa di una delusione amorosa, era in cura per depressione aggravati che accompagnava con l'abuso di alcol e stupefacenti. Non aveva invece problemi a far accettare la propria omossessualità alla famiglia. Lo sapeva persino la nonna e non c'erano problemi. Aveva tentato pochi minuti prima di riuscirci di togliersi la vita. Una discussione, forse un po' accesa, sull'alito del ragazzo che sapeva di vino lo ha spinto a gettarsi dalla finestra ma la madre lo aveva afferrato al volo. Più volte del resto aveva minacciato di farlo.
La madre in ogni caso aveva chiamato la guardia medica, in casa c'erano in quel momento i genitori, il fratello gemello e la fidanzata. Ma è bastato un attimo e il ragazzo ci ha provato di nuovo stavolta riuscendoci. Sul caso stanno indagando indagano i carabinieri della compagnia Casilina. Per ora non c'è un perchè. O ce ne sono troppi.
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