
In aula sono scattati fischi e cori contro la maggioranza dai pro Pal che occupavano i banchi del pubblico - «vergogna, vergogna», «dal fiume al mare, Palestina libera» -, davanti a Palazzo Marino, scontri tra gli antagonisti del centro sociale Cantiere e la polizia che per tutto il pomeriggio ha presidiato in tenuta anti sommossa gli ingressi visto che alla vigilia i manifestanti minacciavano: «O il Consiglio blocca il gemellaggio Milano-Tel Aviv, o blocchiamo il Consiglio». E il caos è scoppiato quando l'aula ha bocciato - con la sinistra divisa quasi a metà - la parte dell'odg, condiviso fino a una settimana fa da Pd e Europa Verde, che chiedeva l'interruzione dei rapporto con Tel Aviv. I manifestanti hanno cercato di forzare le transenne e sono stati respinti anche con l'uso di manganelli. É stato ferito a una mano un agente della Digos. Dopo i tafferugli è partito un corteo verso San Babila e poi piazzale Loreto con slogan «Palestina libera» e contro la polizia. Il sindaco Beppe Sala in mattinata ha frenato: «L'aula regna sovrana su queste cose, io consiglio prudenza. Conosco molto bene il sindaco di Tel Aviv, governa da 27 anni, è un generale che fa parte del partito laburista, ha tanto sale in zucca ed è sempre stato uno dei principali oppositori di Netanyahu, ha delle politiche socialmente molto aperte e molto all'avanguardia. Ciò che ha fatto Netanyahu è ignobile. Ma questo processo di pace può essere una buona cosa e io lo applaudo, è ovvio che bisognerà verificare che proceda come nelle premesse. La cosa più sbagliata ora è fare di ogni erba un fascio». E prima del voto ha incontrato con l'Arcivescovo Mario Delpini il sindaco di Betlemme Maher Nicola Canawati, sui social ha pubblicato una foto con il messaggio: «Insieme per la pace. Accogliamo positivamente gli ultimi sviluppi nella speranza di veder nascere una vera e giusta pace».
E in aula la capogruppo Pd Beatrice Uguccioni, nel giorno in cui sono stati rilasciati gli ostaggi isrealiani e a Sharm in Egitto è stato firmato l'accordo di pace, ha dichiarato che «il contesto internazionale è cambiato rispetto a una settimana fa ed è più giusto fare qualcosa per Gaza piuttosto che contro Tel Aviv». La mozione sullo stop al gemellaggio viene bocciata con 21 voti, 9 sì e 6 astenuti. Ma se il centrodestra (con 13 voti) è compatto sul no, a sinistra votano a favore i Verdi Cucchiara, Gorini e Monguzzi (che ha dichiarato già l'uscita dalla maggioranza), i Pd Bottelli, Albiani, Pantaleo e Giungi, Fedrighini del gruppo misto e il capogruppo della Lista Sala Fumagalli. Contro: i 3 Riformisti, le Pd Arienta, Buscemi e Osculati e Petracca e Mazzei della Lista Sala. Astenuti i 6 Pd Uguccioni, Ceccarelli, Tosoni, Costamagna, Nigris e D'Amico. I Verdi protestano esponendo la bandiera della Palestina. Per contenere le proteste pro Pal e provare a compattare la maggioranza, il Pd presenta contestualmente la modifica al testo di un ordine del giorno già depositato (non è possibile da regolamento votarne in giorata uno ex novo) per chiedere il gemellaggio o un patto di amicizia tra Milano e Gaza City «nella speranza che questa città venga presto governata dai palestinesi» spiega la capogruppo Uguccioni. Il testo originario prevedeva iniziative urgenti per l'accesso all'acqua a Gaza, con il coinvolgimento di Mm, il Pd ci infila anche il passaggio che chiede che il Comune «si riservi di interrompere ogni rapporto con Israele, incluso il gemellaggio con Tel Aviv, nel caso di un significativo venir meno del rispetto del piano di pace». Il consigliere FdI Michele Mardegan salta sulla sedia: «Il testo è stato stravolto, una volta si chiamavano emendamenti in bianco», il capogruppo Riccardo Truppo parla di «abominio al regolamento», di fronte alle polemiche di tutto il centrodestra il Pd decide di ridepositarlo (uguale) la prossima settimana. Truppo avverte: «Dopo il voto su San Siro, un'altra spaccatura profonda della sinistra».
I Verdi Cucchiara e Gorini che su San Siro hanno minacciato di uscire dalla maggioranza stanno arrivando a una tregua, anche se rinviano al Congresso del 9 novembre la decisione finale e pongono paletti.
Sala si augura «che vogliano proseguire e credo ci siano le condizioni, ma tutti chiedono un cambio di passo e non è nel mio stile promettere cose non posso fare, non parlo per slogan elettorali». Per Cucchiara e Gorini «bene che ci sia la disponibilità a trovare un modo per andare avanti, il riferimento agli slogan si poteva evitare, il cambio di passoimplica azioni molto concrete».