I centri sociali continuano a parlare con la legge della violenza. Gli amici dei centri sociali continuano a parlare con la legge del silenzio. Marco Doria su tutti, il candidato che si fa paladino dei «disobbedienti», anche di fronte all’ennesima aggressione a un altro aspirante sindaco, lascia fare. Tace. Non sente il bisogno, come altri, di far giungere almeno alla vittima, la propria solidarietà.
Mercoledì a tarda sera, dopo la gazzarra a Palazzo Ducale, è toccato a Edoardo Rixi finire nel mirino degli squadristi rossi. Il candidato sindaco della Lega Nord e della lista civica «La nostra Genova» stava per sedersi al dehors di un locale di piazza delle Erbe, nel cuore della movida genovese, quando è stato assalito da un gruppo di giovani che lo hanno accerchiato insieme ai suoi amici. Poi sono iniziati gli insulti, gli sputi, le minacce e gli spintoni. A chiamare la polizia è stato un passante, sembra un esponente della lista di Enrico Musso,che ha assistito all’aggressione e ha fatto intervenire le forze dell’ordine. L’ennesimo episodio di intolleranza politica ha nuovamente colpito un esponente del Carroccio, che da settimane denuncia intimidazioni ed episodi violenti nei confronti dei candidati leghisti. E che anche questa volta preferisce non denunciare formalmente i suoi aggressori, perché vuole «tenere bassi i toni». Quello che non vuol tacere Rixi è piuttosto «l’assoluta mancanza di sicurezza nelle nostre strade, nel nostro centro storico, ostaggio di gruppi di eversivi che non mancano occasione per segnare quello che ritengono il proprio territorio con episodi di violenza verbale e non solo».
Una violenza che per l’ennesima volta non trova una ferma opposizione dal candidato sindaco che coccola i centri sociali. Marco Doria, che pure aveva da poche ore finito di inveire contro chi al Ducale aveva impedito il dibattito nel quale lui era tra i protagonisti, anche questa volta ha preferito non dare solidarietà al collega vittima della violenza politica centrosocialista. Né evidentemente questo bisogno l’hanno avvertito gli strateghi e i consiglieri della sua campagna elettorale, che guidano ogni suo spostamento e ogni sua esternazione. Intellettuali del calibro di Silvio Ferrari, sempre omaggiati con complimenti per il loro alto senso della democrazia, della cultura e del rigore morale, non gli hanno suggerito di scrivere due righe per prendere le distanze dalla violenza e per difendere i principi minimi di libertà e democrazia.
«Forse per paura di perdere una manciata di voti», osserva con amarezza Rixi. Che invece incassa la ferma presa di posizione di Andrea Cambiaso, presidente di Liguria Moderata, la formazione civica che sostiene Pierluigi Vinai.
Un primo comunicato lo aveva già fatto per definire «sconfitta della democrazia» il mancato svolgimento del dibattito al Ducale per colpa delle intemperanze di alcuni candidati e per stigmatizzare comunque il fatto- altrettanto grave- della scelta degli organizzatori di «discriminare le liste da rappresentare». Un secondo comunicato è stato dedicato all’altro duro colpo inferto alle regole della convivenza democratica. «Condanniamo laviolenza che talune frange vogliono nascondere sotto bandiere populiste e vestendosi con i panni dei paladini della libertà e dei diritti, non rispettando neppure quelli fondamentali, questi gruppi devono essere isolati e puniti», scrive Cambiaso che offre a Rixi tutta la propria solidarietà.
Lo stesso Vinai e il suo contendente del Terzo Polo, Enrico Musso, già in serata avevano fatto pervenire al leghista la loro vicinanza, pur senza tradurla in un atto formale. Chi indica senza problemi i «responsabili» di questo clima di intolleranza è Mario Troviso, coordinatore provinciale di Forza Nuova: «Condanniamo la vile aggressione nei confronti di Rixi. Aggressioni e violenze che rientrano in un clima eversivo voluto in questa campagna elettorale dalla sinistra radicale e da alcuni esponenti del clero progressista genovese ». Chiaro il riferimento alle ultime prediche di sacerdoti come don Paolo Farinella, fan di Doria al punto da concludere le messe on appelli al voto per il marchese rosso. Per assurdo ancor più duro da digerire per lo stesso Doria è il comunicato emesso dal Partito Democratico. Che non prende carta e penna apposta per stigmatizzare le violenze dei centri sociali. Ma che almeno tra tanti altri concetti e una trentina di righe in totale, trova il tempo per dedicare qualche parola all’aggressione subita dal leghista. «A Rixi esprimiamo la nostra solidarietà pur nella profonda differenza di posizioni politiche », scrivono il segretario regionale Lorenzo Basso e il segretario cittadino Giovanni Lunardon. Non una virgola in più, ma almeno il concetto c’è tutto.
Ma, come dicono gli stessi esponenti genovesi del Pd nel titolo del loro comunicato, «la buona politica esiste e i democratici non hanno paura di metterci la faccia». Stoccata peggiore al loro candidato sindaco non potevano darla. La «buona politica» o l’essere «democratici» non sono caratteristiche che si possono affittare per la durata di una campagna elettorali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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