Ricapitoliamo. L'Italia è governata dall'asse Napolitano-Monti, con il sostegno pieno del centro, ampio della sinistra, tiepido del centro-destra. Il punto di forza dell'asse è collocato fuori d'Italia, nei poteri che vollero l'operazione Monti; là ci sono pure le chiavi della crisi. Un ampio e cerimonioso fronte di media e poteri sostiene l'asse. Testimoni per lo sposo Napolitano sono la Repubblica, l'Unità e il Pd; testimoni per la sposa Monti sono il Corriere della sera e l'Udc. A quell'asse, che è oggi il nuovo centro-sinistra, montato dai tecnici, si oppone ora il nuovo Partito d'Azione composto da Il fatto, i magistrati d'assalto, il partito di Di Pietro, più sottofondo grillesco. Senza l'antiberlusconismo la sinistra torna a dividersi in due anime: quella parruccona, di potere e d'apparato, simile al vecchio Pci, Vendola incluso, e quella giacobina e giustizialista, simile al Partito d'Azione, che per Del Noce erano «i trotzkisti del fascismo». La sinistra-istituzione contro la sinistra-setta. L'ultimo conflitto a fuoco in piazza della Repubblica è stato tra due padri nobili, Scalfari e Zagrebelskij, Roma contro Torino per i tifosi. A me sembra improprio ridurre il partito giacobino al populismo, come fanno tanti, da Violante a Panebianco: la venatura populista c'è, eccome, ma prevale il settarismo da minoranza eletta, le Anime Belle, l'Altra Italia che capisce di più, dotata di turboetica sotto effetto della toga.
Nel derby, francamente, ho il piacere di non parteggiare ma di godermi lo spettacolo. Mi raccomando, fatevi male.
di Marcello Veneziani
di Carlo Lottieri
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