La giovane smascherata dai medici del pronto soccorso: ora è in stato d'arresto

La giovane smascherata dai medici del pronto soccorso: ora è in stato d'arresto

Ha girovagato lungo le strade per 20 ore con il figlio appena nato nascosto nella borsa. Ha, persino, preso un aperitivo con un'amica, le ha raccontato di aver abortito qualche giorno prima, poi ha gettato il corpo del suo bebè ormai morto in un cassonetto dei rifiuti.
Una storia agghiacciante scoperta all'ospedale San Camillo dove la giovane si era presentata dopo aver accusato un'emorragia. Adesso è in stato d'arresto con l'accusa di infanticidio.
Si tratta di una venticinquenne che abita con la sorella in un appartamento nel quartiere del Trullo, a Roma. Avrebbe nascosto la sua gravidanza ad amici e parenti e l'altro ieri mattina alle 5 l'ultimo atto della tragedia si è compiuto nel silenzio di casa. La ragazza, dopo aver partorito, avrebbe avvolto il neonato in un lenzuolo e lo avrebbe infilato in un sacchetto di plastica, temporaneamente nascosto nell'armadio della sua camera da letto. Quindi qualche ora dopo sarebbe uscita portando con sé il neonato e, dopo aver vagato per tutto il giorno, ha accusato un malore e deciso di andare in ospedale dove si è disfatta del bebè avvolto in lenzuolo e chiuso in un sacchetto di plastica, buttandolo in un cesto della spazzatura nel piazzale antistante il reparto di ginecologia dell'ospedale.La polizia ora sta cercando il padre del bambino per chiarire se fosse al corrente della situazione e soprattutto dell'intenzione della ragazza di liberarsi del bambino. La Procura, intanto, ha disposto su ordine del pm Pierfilippo Laviani l'autopsia sul neonato: bisogna capire se si sia trattato di un aborto o se il piccolo sia venuto alla luce vivo.
Sono stati medici del pronto soccorso a smascherare la venticinquenne. I segni del parto erano troppo evidenti, e a a loro la puerpera ha confessato di aver dato alla luce il piccolo e di averlo gettato nell'immondizia. Indicando il anche il luogo esatto in cui si era disfatta del cadavere.


«Una storia agghiacciante, dai particolari atroci, rispetto alla quale non ci sono parole adatte ad esprimere lo sdegno che si prova - ha commentato il vicesindaco di Roma capitale, Sveva Belviso. Non capisco come si possa arrivare a tanto, è qualcosa che va al di là di ogni possibile comprensione umana».

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