Giovannini boccia gli italiani: "Non sono occupabili"

Il ministro del Lavoro: "Non siamo un capitale umano su cui investire". Da Padoa Schioppa alla Fornero passando per Monti e Martone: ormai la politica non si fa più carico dei problemi

Giovannini boccia gli italiani: "Non sono occupabili"

Avanti un altro. Un nuovo sport ha fatto ingresso nella politica italiana: il tiro al giovane. Perché è sempre più facile puntare il dito che muovere la mano per migliorare la situazione. Negli ultimi anni gli improperi contro i giovani sono stati un must. E il pulpito da cui partivano era quello del governo. Oggi la storia si ripete. All'indomani dell'indagine promossa dall’Ocse e realizzata dall’Isfol (secondo cui gli italiani sarebbero in fondo alla classifica nelle capacità linguistiche e espressive fondamentali), il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha commentato così: "L’Italia esce con le ossa rotte dai dati dell’Ocse diffusi ieri: dati che ci mostrano come gli italiani siano poco occupabili, perché molti di loro non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro. Quelle cifre ci mostrano quanto siamo indietro in termini di capitale umano e di occupabilità. La responsabilità di questa situazione è di tutti".

"Italiani inoccupabili": che queste parole siano pronunciate dal ministro che in teoria dovrebbe ovviare - o quantomeno provarci - alla piaga della disoccupazione è l'ennesima certificazione dell'incapacità della politica italiana di farsi carico dei problemi reali. Si preferisce buttarla in caciara, fotografare in maniera dismessa la drammatica condizione del paese, ma le soluzioni concrete e i progetti lungimiranti latitano. Non è la prima volta che i giovani finiscono nel mirino dei saggi governanti. Un mese fa, il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza tirò fuori dal cilindro questo auspicio: "Non voglio più che gli studenti italiani arrivino a 25 anni senza aver mai lavorato un solo giorno nella loro vita". Come non ricordare poi il celebre "choosy" dell'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero che, il 22 ottobre scorso, sciorinò un ragionamento che sollevò un gran polverone. "Nel passato quando il mercato del lavoro consentiva cose diverse, qualche volta poteva capitare, ma oggi i giovani italiani non sono nelle condizioni di essere schizzinosi".

Più o meno nello stesso periodo ci pensò l'allora premier Mario Monti a destar scalpore. "I giovani si abituino all'idea di non avere più il posto fisso a vita. Che monotonia. È bello cambiare e accettare delle sfide", pontificò durante la trasmissione di Matrix. Non fu da meno il vice ministro Michel Martone che, nel gennaio 2012, definì uno "sfigato" chi a 28 anni non era ancora laureato. "Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo. Essere secchione è bello, almeno hai fatto qualcosa. Bisogna dare messaggi chiari ai giovani”. Nel coro delle critiche ai giovani va inserito anche l'ex ministro Tommaso Padoa Schioppa che nel 2007 tuonò contro i bamboccioni. "Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un’idea importante”.

A ogni dichiarazione dei suddetti politici non sono seguite riforme strutturali, cambiamenti e soluzioni. Al contrario, la disoccupazione giovanile ha continuato a salire vertiginosamente. Ma si sa, è solo colpa dei giovani italiani analfabeti...

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