Politica

Il giurista e la crisi Ue: "Cittadini tagliati fuori"

Il vicepresidente della Consulta Mazzella: "Bisogna riportare gli elettori alle urne"

Il giurista e la crisi Ue: "Cittadini tagliati fuori"

L'Europa è sotto attacco, «un attacco pacifico ma non meno traumatico», siamo a una svolta epocale, «il passaggio dalla società industriale a quella post industriale e cioè dei servizi» e gli elettori? «Si sentono esclusi da tutto questo». Colpa della politica. L'analisi è di Luigi Mazzella, giurista e politico, ministro della Funzione pubblica nel secondo governo Berlusconi e attuale vicepresidente della Corte costituzionale. Il suo nuovo libro, presentato lunedì a Roma insieme a Gianni Letta e in libreria da oggi, si intitola Eurocrash-Cinquanta ipotesi d'incerto futuro (Curcio editore). In un saggio in forma di intervista il giurista, uno dei pochi alla Corte in quota centrodestra, elenca a Sandro Gros-Pietro i rischi che sta correndo l'Europa continentale, e quindi l'Italia, e indica le possibili vie d'uscita.

Economia e politica si intrecciano. «Lo scopo del mio libro - spiega Mazzella - è di far aprire gli occhi al lettore: i problemi che ogni giorno politici e mass media ci presentano non sono quelli reali. Stiamo vivendo una svolta e la popolazione è tenuta allo scuro. Anche per questo non crede più nel voto». Le previsioni per le prossime elezioni europee rispecchiano il quadro negativo disegnato del giurista: circa la metà degli elettori italiani intende disertare le urne e tre grossi schieramenti monopolizzano la scena. «L'equilibrio tra governabilità e rappresentatività - continua l'autore - dovrebbe essere lo scopo di ogni democrazia e in Italia è compromesso». E qui entra in gioco proprio una delle materie che Mazzella e i suoi colleghi della Consulta conoscono meglio: «Il sistema maggioritario fa sì che la maggioranza degli elettori non si senta rappresentata dalla parte che la governa. Una parte percepita come minoranza “usurpatrice”. Noi abbiamo dato un'indicazione precisa per tornare al proporzionale, con preferenza unica e diverse soglie di sbarramento». La vera priorità per il giurista è «recuperare il senso di partecipazione dei cittadini al voto. Insomma, riportarli alle urne». Un antidoto per la disaffezione alla politica.

Anche perché l'Italia e l'Europa continentale - contrapposta al «blocco» anglosassone - devono risollevarsi. E affrontare il crash in arrivo. Spiega Mazzella: «È in atto la transizione dall'organizzazione industriale, quella dei manufatti diventati ormai troppo costosi da produrre e quindi non più competitivi sul mercato mondiale, a una società di servizi, come quelli finanziari, commerciali, assicurativi, informatici, turistici». Per resistere all'attacco l'Italia ha due strade. Da una parte puntare sui prodotti di eccellenza, che non possono essere replicati altrove, dall'altra assecondare il cambiamento con politiche coraggiose. «Da noi - conclude l'autore del saggio - servizi significa soprattutto turismo e valorizzazione del patrimonio artistico. La nostra offerta culturale deve rispondere a visitatori sempre più esigenti. E la politica deve gestire il cambiamento con normative non certo a carattere locale e costruire le infrastrutture necessarie».

La crisi è inevitabile, come il rinnovamento.

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