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Il governo dichiara guerra ai pm anti Ilva

Palazzo Chigi chiede ai suoi legali di scongiurare la chiusura decisa dal gip. Passera: "Causerebbe danni irreparabili". Il Guardasigilli chiede gli atti, alcuni ministri a Taranto il 17

Il governo dichiara guerra ai pm anti Ilva

Un occhio all'altoforno e uno al tribunale. Con la speranza di una possibile scappatoia. Il futuro dell'Ilva di Taranto e, di conseguenza, di tutta la siderurgia in Italia è sempre più a rischio. Perché secondo il gip Patrizia Todisco l'impianto non deve più produrre acciaio: stop, fine dei lavori e fine del lavoro per decine di migliaia di operai. A Taranto come a Genova, Novi Ligure, Racconigi, Varzi, Patrica e in tutte quelle aziende più o meno grandi sparse sul territorio, il cui futuro dipende imprescindibilmente da quello dell'Ilva. Se da Taranto esce acciaio, si lavora. Altrimenti, si chiude.

Le parole nel dispositivo del gip, autonominatasi protagonista assoluta della vicenda, pesano terribilmente. Ma non tutto è perduto. Il tribunale del Riesame, che la scorsa settimana aveva riacceso l'entusiasmo con una decisione di sensato cerchiobottismo, salvando il ciclo produttivo vincolandolo alla bonifica, si esprimerà a cavallo di Ferragosto sul ricorso presentato dall'azienda. Ma ora, oltre a sperare in un nuovo ribaltone dettato dal buonsenso, si può contare su un appoggio che pesa. Quello del governo, schierato in maniera frontale contro la magistratura e a fianco dell'azienda. In modo netto e inequivocabile: dal premier Monti ai ministri Severino, Passera e Clini. Uno schieramento di forze che alla fine potrebbe risultare decisivo.

Già perché tutto il mondo politico, istituzionale e imprenditoriale, ad eccezione dei soliti noti Paolo Ferrero, il verde Angelo Bonelli e Antonio Di Pietro, ha preso posizione in questi giorni convulsi e particolari in cui anche i segretari di Pdl e Pd, Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani si sono trovati d'accordo. Ieri hanno chiesto l'intervento di Monti, ricevendo nel giro di breve risposte positive. «Chiedo al presidente Monti di prendere direttamente e personalmente in mano il dossier Ilva - spiega Alfano - la politica industriale la fa il governo, non la magistratura e, con tutto il rispetto, non può essere un atto giudiziario a dire la parola definitiva sull'industria dell'acciaio in Italia». E Bersani, a eco: «È indispensabile che il governo con tutti gli strumenti formali e informali che ha, faccia chiarezza». Un paio d'ore dopo l'appello congiunto si è appreso che il premier intende verificare con il servizio giuridico di Palazzo Chigi se vi siano spazi legali per un intervento del governo per evitare la chiusura dello stabilimento e, di concerto, ha inviato in missione i ministri competenti. Passera, Clini e Severino saranno a Taranto il 17 agosto per riferire gli sviluppi della vicenda. E i tre ministri competenti si sono subito messi in moto. Paola Severino, ministro della Giustizia, ha chiesto l'acquisizione dei due provvedimenti con i quali il gip di Taranto ha confermato il sequestro degli impianti dell'Ilva revocando la nomina di Bruno Ferrante dall'incarico di curatore dello stabilimento. Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera invece, si è espresso senza mezze parole: «È assolutamente necessario evitare la chiusura e lo spegnimento degli impianti, cosa che causerebbe danni irreparabili. Nulla sarà lasciato intentato, serve grande senso di responsabilità da parte di tutti». Netto anche il parere del ministro dell'Ambiente Corrado Clini: «La nuova disposizione del gip di Taranto è in aperto contrasto con ciò che il ministero dell'Ambiente ha avviato e non tiene conto del lavoro svolto e del ruolo del ministro».

Un impegno concreto e reale come forse mai prima. Oggi Il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante incontrerà prima le istituzioni locali poi i sindacati. L'inizio di una settimana intensa, fatta di incontri pubblici, trattative e pressioni. Aspettando il Riesame e una sentenza così complessa.

E dannatamente decisiva.

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