Roma - Pare che a Monti comincino a girare un po’ i marò. La condotta del capo della Farnesina, Giulio Terzi di Sant’Agata, non è parsa, infatti, impeccabile. Né sul caso dei due marò incarcerati in India, né su quello di Rossella Urru, cooperante italiana rapita in Mahgreb. Sul fronte indiano, soltanto ieri il ministro degli Esteri ha convocato l’ambasciatore di Nuova Delhi a Roma per lamentare che le misure prese nei confronti dei due soldati italiani sono «inaccettabili» e che anche l’attenuazione del regime della detenzione dei due italiani «non è soddisfacente».
Un ruggito tardivo dopo giorni di pigolii. Insomma, anche per il premier, oltre a mezzo Parlamento, Terzi avrebbe dovuto alzare la voce un po’ prima. Non solo: non è passato inosservato che due giorni fa, a parlare ufficialmente, sia stato il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, e non il ministro in persona, Terzi. La spiegazione? Le malelingue mettono il dito nella piaga, raccontando forse scampoli di verità: «Perché è Massolo il vero capo della Farnesina ed è quello che ha agito meglio in questa vicenda», dice un anonimo del ministero degli Esteri.
Che non smentisce le recenti indiscrezioni su una vera e propria guerra tra i due. Di certo Massolo era il grande antagonista di Terzi alla guida del dicastero ma l’attuale ministro ha avuto la meglio, in novembre, perché fortemente sponsorizzato dal presidente della Camera. Come mai proprio da lui? Per una sorta di ringraziamento. Fu infatti proprio Terzi di Sant’Agata, nel 2003 ambasciatore italiano a Tel Aviv, a preparare il terreno del viaggio di Gianfranco Fini in Terra Santa.
Tappa storica per Fini che, all’epoca vicepremier, in quella occasione abiurò definitivamente il fascismo, «male assoluto»; condannò le leggi razziali, «un’infamia»; definì la Repubblica sociale di Salò «una delle pagine più vergognose della nostra storia come tutte quelle relative alla discriminazione degli ebrei»; il tutto con la kippah in testa e i riflettori accesi. Anche grazie ai buoni uffici di Terzi.
Ma al di là della storia, oggi il capo della Farnesina è oggetto di qualche perplessità da parte di Monti, sebbene il ministro della Giustizia, Paola Severino, parli al plurale. Incontrando alla Camera Casini e Bersani, ha giurato: «Il governo ce la sta mettendo tutta». Qualche critica a Terzi è arrivata anche per la sua decisione di non ricalibrare la sua agenda alla luce della vicenda dei due marò italiani. Dal 27 febbraio al 3 marzo, infatti, il ministro degli Esteri ha guidato la trasferta per rilanciare la diplomazia e l’economia italiana nel continente asiatico.
Terzi, che ha toccato India, Vietnam, Singapore e Turchia, è parso troppo cauto nel gestire il caso, sottolineando più volte che era necessario «rispettare i tempi della diplomazia, senza passi affrettati». Poi, dopo Nuova Delhi, Terzi s’era concentrato esclusivamente sul versante economico e commerciale del viaggio, con tanto di inaugurazione, in Vietnam, di uno stabilimento della Piaggio a fianco del presidente dell’azienda di Pontedera, Roberto Colaninno. Insomma, una sorta di sottovalutazione del problema indiano che ha fatto e fa discutere.
Non solo. Pare che il premier abbia chiesto delucidazioni anche sull’altro caso caldo di cui è competente la Farnesina: quello di Rossella Urru. Anche per quanto riguarda la volontaria sarda, rapita in ottobre, il ministero non sembra essersi mosso in maniera impeccabile. Primo perché, dopo mesi di silenzio, a rilanciare il tema è stata la cabarettista sarda Geppi dal palco del festival di Sanremo; secondo perché quattro giorni fa, per ore, era circolata la notizia della sua liberazione e la smentita ufficiale della Farnesina era arrivata tardi. Insomma, un pasticcio.
Il ministro Terzi, dal canto suo, pare che non abbia nascosto qualche malumore.
Sia nei confronti del ruolo di Enzo Moavero Milanesi, collega degli Affari europei, vicinissimo al premier, e centrale nella battaglia in sede europea su fiscal compact et similia; sia nei confronti del ministro della Cooperazione e integrazione, Andrea Riccardi, che gli avrebbe «scippato» il dossier sugli aiuti umanitari e l’emergenza per lo sviluppo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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