Aleggia di nuovo lo spauracchio del governo tecnico. Ne abbiamo parlato con i politologi Lorenzo Castellani e Piero Ignazi.
La risalita dello spread ha subito materializzato lo spettro di un governo tecnico. Secondo lei, questo è uno scenario realistico?
Ignazi: "Assolutamente no, non ci sono assolutamente le condizioni per uno scenario di questo genere. Quindi la mia risposta è un fermissimo no perché c'è un governo con una solida maggioranza, mentre con i governi tecnici c'era una maggioranza che si sfaldava. Qui c'è un governo che ha un colore politico molto netto, anzi tra i più netti che ci siano mai stati, e che ha la maggioranza in Parlamento. Mi sembra, quindi, giusto che vada avanti".
Castellani: "Secondo me non è uno scenario realistico allo stato attuale, almeno da qui ai prossimi mesi. Ad oggi c'è una maggioranza politica che ha dato prova di compattezza, c'è stata una legge di bilancio prudente lo scorso anno, ci sarà una legge di bilancio prudente quest’anno. Tutti gli interessi sui titoli pubblici, anche nel resto del mondo, stanno salendo per dinamiche legate più all'aumento dei tassi che alla politica delle banche centrali. Allo stato attuale, anche se ci sono delle difficoltà sul PNRR, anche se terza e quarta rata sono state messe a posto, e non ci sono state particolari frizioni con la Commissione europea. Non credo ci possa essere un governo tecnico da qui a sei mesi".
Crede nell’esistenza di poteri forti che operano per destabilizzare il governo?
Ignazi: "Questo no. Queste sono fantasie complottistiche che ogni tanto soprattutto a destra lasciano il tempo che trovano".
Castellani: "Sinceramente no anche perché c'è una propaganda che si confonde con i desideri politici, alimentata perlopiù dall'opinione pubblica della sinistra che agita lo spettro del governo tecnico e cerca di mettere in difficoltà l'attuale maggioranza. Ma di fatto penso che ai mercati interessi più la stabilità e la prudenza mostrata dal governo Meloni sul piano finanziario rispetto a governi che saltano, coalizioni difficili da mettere in moto e tutto il processo che è richiesto per i governi tecnici. Anche l'Europa stessa ormai, soprattutto in una fase in cui si avvia verso le elezioni europee, è troppo divisa per avere interessi a spaccare il governo italiano. Il governo attuale, poi, dà prova di solidità politica anche perché di fatto non esiste un’opposizione efficace e unita che possa metterlo in difficoltà".
Le elezioni europee potrebbero cambiare lo scenario nazionale?
Ignazi: "Se ci fossero dei risultati sorprendenti, ovviamente sì, ma dovrebbero essere dei risultati sorprendenti in una direzione o nell’altra. Ma se tutto va un po’ come previsto dai sondaggi e dalle tendenze, direi di no".
Castellani: "Molto dipenderà da quali saranno gli equilibri nell'attuale maggioranza. Se quest’ultima rifletterà i sondaggi che vediamo in questi mesi, non prevedo particolari cambiamenti. Se ci dovesse essere o una brusca frenata di Fratelli d'Italia in termini di consenso o un collasso di Forza Italia sotto la soglia di sbarramento, magari in quel caso, qualche fibrillazione in più nei mesi successivi ci può essere. Se l'opposizione resta a queste cifre, è evidente che il governo può dormire sonni abbastanza tranquilli. A quel punto l’unico scenario è una maggioranza che si incarta da sola".
Le tensioni con l'Unione Europea, su Mes, migranti, Patto di Stabilità, che effetti potrebbero avere?
Ignazi: "In realtà ci sono anche meno tensioni di quello che si sarebbe immaginato, ma quello che il governo dovrebbe assolutamente mantenere buoni rapporti sia con l'Unione Europea sia con i maggiori paesi dell'Unione Europea. Noi abbiamo un bisogno odisperato di avere un buon rapporto con le istituzioni comunitarie e siamo un Paese ancora finanziariamente fragile".
Castellani: "Penso che il Governo abbia ancora delle carte per non uscire male ai tavoli europei. Trovare qualche accordo realistico sull'immigrazione, può essere un modo per uscire dall’impasse, da una difficoltà del governo su quel tema. Trovare un accordo anche sul Patto di Stabilità, magari offrendo in cambio la ratifica del Mes, può essere un altro segnale che la Meloni può offrire al resto d'Europa e anche ai mercati finanziari. Non credo che la Meloni sia particolarmente isolata, ma che da qui alle elezioni europee e alla formazione della nuova Commissione, il governo possa ancora giocarsi le carte. Vedremo se le giocherà più nel senso dell'integrazione europea o più nel senso invece nazionalistico".
La magistratura sta di nuovo lavorando come un contropotere per cambiare le scelte del governo?
Ignazi: "Basta! Non se ne può più di questa cosa. Abbiamo archiviato Berlusconi, ritorniamo alla normalità. Per carità".
Castellani: "Un tempo la magistratura agiva per inquisire, indagare spesso uomini di governo. È accaduto tante volte alla destra con Berlusconi e addirittura anche al Pd, più a livello locale. Il governo Meloni, al netto del caso Santanchè, non è in questa situazione. Non ci sono avvisi di garanzia o teoremi accusatori nei confronti dei ministri del Governo stesso. La magistratura, che è tendenzialmente più di sinistra, fa quello che ha sempre fatto negli ultimi 60 anni, cioè cerca di imporre la sua visione politica attraverso le sentenze e l'interpretazione del diritto.
Non siamo di fronte a un fenomeno nuovo, ma a non possono essere delle interpretazioni sulle norme dell'immigrazione a rovesciare il governo Meloni. Si cerca di metterlo in difficoltà, di fare lotta politica attraverso altri mezzi, niente che non sia già stato fatto in passato da lungo tempo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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