Roma - L'urlo fa impressione: «E-le-zio-ni, e-le-zio-ni!». 300mila per il partito. Saranno meno, 150mila, 200mila, ma poco importa. Piazza del Popolo è un catino che ribolle. Arrivano da tutte le parti in un tripudio di vessilli biancazzurri. Alle 15 la piazza è già una marea di mani alzate: «Giù le mani da Berlusconi» recitano dei guantoni con le cinque dita, indossate dalla folla. Eccolo il popolo pidiellino: composito, colorato, fiero ma soprattutto combattivo. La parola d'ordine è solo una: «Voto». Questo il grido quasi doloroso che sgorga dalla pancia degli elettori di Berlusconi. Tutti: giovani e anziani, donne e uomini, imprenditori e disoccupati. Nove su dieci aspettano solo di sentire «Elezioni». Perché, come dice Andrea Paterniti da Tortorici, provincia di Messina, 12 ore di pullman, agricoltore disoccupato «Grillo ha fatto il pieno, non vince più. Se si torna a votare rivinciamo noi. Non c'è storia». I suoi vicini annuiscono mentre gli altoparlanti inondano la piazza di musica: «Oi vitaaaa, oi vita miaaa...». Si balla e si parla di politica. Un giovane s'è portato un megafono da casa e arringa la folla con poesiole improvvisate: «Oh Gesù dagli occhi tristi, fai sparire i comunisti». Giù a ridere. E poi: «Dacci un anno migliore, fai sparire Fini il traditore». Applausi. Anche Massimo Clementoni da Teramo, 45 anni, la pensa come il siciliano. Si definisce «quel che resta di un imprenditore, messo sul lastrico da Monti; agente immobiliare che non vende nulla da mesi». Pure lui chiede il voto come fosse aria per respirare: «Nuove elezioni, meno tasse, più lavoro e si riparte. Certo, magistratura permettendo...». Mette il dito nella piaga come Michele Giannini, 68 anni, esportatore: «Seee i giudici. Ma io voglio sapere: perché i magistrati non pagano mai? Perché?». Lo dice con rabbia e con una fede incrollabile in Silvio. Anche Giovanni Palmieri da Frosinone non vede l'ora di rivincere: «Altrimenti siamo morti. Mio figlio faceva le fodere per la Fiat. Per sopravvivere se ne andato via: Montreal, Canada. Vende pizza al taglio e coni gelato nella piazza principale. Laggiù avranno meno diritti ma lavorano tutti. Tu-tti! Perché non lo capiscono anche Camusso e Bersani? Altro che articolo 18...».
Al governo di larghe intese credono in pochi. C'è Luca Galvani, un bar appena chiuso perché travolto dalla crisi: «Serve un patto Pdl-Pd su pochi punti. Il primo? Abolire l'Imu». E ci sono le due sorelle Benvenuti, Francesca e Nina, treno all'alba da Milano «per far capire che noi moderati siamo e restiamo la maggioranza degli italiani». Per loro non c'è alternativa: «Un governo che faccia 2 o 3 riforme che piacciano agli italiani: scure alla spesa pubblica, tagli alla casta, calo delle tasse, nuova legge elettorale e poi togliere la fiducia e tornare al voto». Eleganti, fresche di parrucchiere, chic ma assolutamente non radical. Si definiscono con tagliente ironia «troppo povere per essere di sinistra». Poi indicano la massa pidiellina: gente semplice, umile, popolana: «Il popolo vero che la sinistra salottiera disprezza». Si avvicina l'ora X e la calca si fa infernale. Spuntano bandiere tricolori con lo stemma dei Savoia. Sono i 200 dell'Umi, Unione monarchici italiani. Il suo presidente, Alessandro Sacchi, spiega: «Non siamo organici al Pdl ma condividiamo lo spirito della manifestazione». Logico punzecchiarlo sul prossimo presidente della Repubblica: «Sia terzo e imparziale - dice - ma lo sa perché, prima di Di Rupo, il Belgio è rimasto due anni senza un governo? Perché lì hanno il re: figura super partes e apprezzata da tutti. Noi no. Amedeo di Savoia andrebbe benissimo».
Finalmente arriva Berlusconi e l'esordio è musica per le orecchie del popolo pidiellino: «Pronti per una nuova campagna elettorale?». Un boato: «Sìììì». La marea azzurra oscilla, sventola le bandiere, alza i cartelli che sbeffeggiano Monti («Marò, Monti vergognati»), i giudici («Adesso condannateci tutti»), la Annunziata («Siamo nove milioni di impresentabili»). Poi si chiude. Il voto è solo un'opzione. Soddisfatta? «Ovvio - giura Laura Scaramaghi, pensionata da Budrio, Bologna - a me un governo di larghe intese va bene. A patto che non lo guidi Bersani. Quello ha voluto la bici? Ora pedali... Si schianterà».
Cav pronto a una nuova campagna elettorale. E il suo popolo è con lui
Di fronte alle forzature per fare un governo siamo pronti alle elezioni
Siamo qui per affermare la realtà politica che si voleva cancellare
Porterei tutte queste persone
a occupare
il Parlamento
Chi ci vuole negare
il diritto
di manifestare offende gli elettori
I minuti di durata del discorso di Silvio Berlusconi ieri a Piazza del Popolo. L'ex premier ha parlato davanti a più di 300mila persone, arrivate per l'occasione da tutta Italia
Una piazza straordinaria
e pronta
a combattere
I seggi parlamentari del Pdl tra Palazzo Madama e Montecitorio. I gruppi del partito appena costituiti sono composti infatti da 91 senatori e 97 deputati
La quota di consensi di cui gode il centrodestra secondo i più recenti sondaggi.
La percentuale di voti andati al Pdl per il Senato alle Politiche del 24 e 25 febbraio, in totale più di 6 milioni e 800mila elettori hanno scelto il partito guidato da Berlusconi
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