Guai grossi per Vendola: chiesto il processo sull'Ilva

Guai grossi per Vendola: chiesto il processo sull'Ilva

D alle «Fabbriche di Nichi» alla fabbrica dei guai, l'Ilva. La procura di Taranto vuole processare Nichi Vendola, con altre 52 persone, per il caso dell'industria siderurgica tarantina. Ieri i pm dell'inchiesta «Ambiente svenduto» hanno chiesto il suo rinvio a giudizio per concussione aggravata in concorso.
Vendola, per i magistrati tarantini, nell'estate 2010, in accordo con il figlio del patron dell'Ilva Fabio Riva e con l'ex responsabile relazioni esterne dell'azienda, Girolamo Archinà, avrebbe spinto l'Arpa Puglia «ad “ammorbidire” la posizione (...) nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'impianto siderurgico dell'Ilva», permettendole dunque «di proseguire l'attività produttiva ai massimi livelli».
L'intervento del leader di Sel e presidente della giunta si era reso «necessario», si fa per dire, dopo la nota con cui il direttore dell'Arpa Puglia Giorgio Assennato a giugno 2010 diede conto che dai controlli sulla qualità dell'aria nei dintorni dell'impianto risultavano valori elevati di benzo(a)pirene, un idrocarburo cancerogeno, suggerendo una «riduzione e rimodulazione del ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico».
Per quella nota, dicono gli inquirenti, l'indomani Vendola manifestò «disapprovazione, risentimento ed insofferenza» verso l'Arpa in una riunione con Archinà, il suo ex capo di gabinetto Francesco Manna e gli assessori Michele Losappio e Nicola Fratoianni (ora deputato di Sel). «Così com'è Arpa Puglia può andare a casa perché hanno rotto...», avrebbe detto il «Poeta della politica» secondo la procura, ribadendo che «in nessun caso l'attività produttiva dell'Ilva avrebbe dovuto subire ripercussioni». E il 15 luglio, in occasione di un'altra riunione con i Riva e Archinà, il direttore dell'Arpa «invece di essere ricevuto, veniva fatto attendere fuori dalla stanza e ammonito dal dirigente Antonicelli, su incarico del Vendola, a non utilizzare i dati tecnici come “bombe carta che poi si trasformano in bombe a mano”».
Per replicare alle accuse, Vendola s'era fatto interrogare per sei ore il 23 dicembre scorso a Taranto. «Sono sereno», aveva detto all'uscita. Ma evidentemente non ha convinto i pm, che ora vogliono processarlo. Tra le altre 52 richieste di rinvio a giudizio ci sono i tre Riva accusati, con Archinà e altre sette persone, di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale. Nei guai anche altri due politici: il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno (Sel), accusato d'abuso di ufficio, e Giovanni Florido, ex presidente Pd della Provincia di Taranto, accusato di tentata concussione.
All'ennesima botta Vendola, ieri, ha replicato con un tweet: «Non intendo mutare stile con cui ho reagito, sempre, quando inchieste mi chiamavano in causa: non bisogna mai perdere fiducia nella giustizia». Chiaro il riferimento al processo barese per abuso d'ufficio di ottobre 2012.

Allora il gip Susanna De Felice lo assolse dall'accusa di aver «spinto» la nomina di un primario «perché il fatto non sussiste». Ma seguì una coda polemica quando, pochi mesi dopo, saltò fuori la foto di un pranzo in spiaggia del 2006, con Nichi seduto allo stesso tavolo del gip che poi lo avrebbe assolto.

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