L'aveva denunciato con forza in alcune riviste internazionali don Dariusz Oko, teologo del dipartimento di Filosofia dell'università pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia: «Nella Chiesa agisce una potente lobby omosessuale». Era il 21 dicembre 2012 quando il suo j'accuse, ripreso dal sito specializzato La Nuova Bussola Quotidiana, era stato rilanciato dal Giornale. Le date sono importanti e dicembre un mese cruciale per Benedetto XVI. Perché pochi giorni prima, il 17, i tre cardinali da lui incaricati d'indagare sugli scandali di Vatileaks, lo spagnolo Joseph Herranz, l'italiano Salvatore De Giorgi e lo slovacco Josef Tomko, avevano depositato sul suo tavolo il loro dossier. Stando alle notizie che filtrano sulla corposa Relationem ora la denuncia di padre Oko assume una luce diversa. Molte delle lotte intestine e degli scandali che hanno afflitto le giornate del Pontefice e riempito giornali e telegiornali di tutto il pianeta avrebbero un'origine di natura sessuale. Precisamente, omosessuale. Secondo quanto riportato da Concita De Gregorio su Repubblica, nelle periodiche conversazioni tra i tre cardinali e Benedetto XVI si è parlato di un vero ricatto. «Impropriam Influentiam», sarebbe l'espressione latina usata. Un'influenza impropria. E diffusa, al punto che anche gli scontri dentro lo Ior sarebbero viziati dalla non osservanza del settimo comandamento.
In quell'intervista del 21 dicembre, il teologo polacco parlava dell'omoeresia sostenuta da un nutrito gruppo di teologi «che rifiutano il magistero della Chiesa sull'omosessualità» e «non accettano che la tendenza omossessuale sia un disturbo della personalità». Anzi, la giustificano e contestano il divieto d'ingresso nei seminari per coloro che hanno tendenze gay. Teologi, professori e psicologi che diffondno l'«ideologia di genere» insegnano, ben protetti, in atenei ecclesiastici molto quotati.
Quella stessa mattina, mentre nulla s'immagina nei Sacri Palazzi, il Pontefice tiene un discorso per la «Presentazione degli auguri natalizi della curia romana». Parla dell'esperienza edificante dell'ultimo viaggio a Milano dedicato alla Festa della famiglia. Ma parla anche dell'«attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all'autentica forma della famiglia costituita da padre, madre e figlio». Secondo gli studiosi citati da Benedetto XVI, questa filosofia si fonda sull'affermazione di Simone de Beauvoir: «Donna non si nasce, lo si diventa. In queste parole», approfondisce Ratzinger, «è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma gender, viene presentato come una nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l'uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente». È un pensiero in esplicito contrasto con il «racconto della creazione: Maschio e femmina Egli li creò». In quell'occasione gli osservatori più attenti sottolinearono che le vibranti parole di Benedetto XVI erano rivolte anche all'interno della Chiesa, magari dentro la stessa curia.
L'altro giorno il biografo del Papa, Peter Seewald, ha rivelato che «ben dieci settimane fa», dunque all'inizio di dicembre, Ratzinger gli aveva confidato che dal suo pontificato non c'era più molto da aspettarsi. «Sono un uomo anziano e le forze mi abbandonano. Penso che basti ciò che ho fatto».Il 27 febbraio, il Santo padre riceverà in udienza privata i cardinali autori della Relationem.
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