Una guerra di palazzo che stanca gli elettori

Una speranziella per Berlusconi c'è si chiama amnistia e la coltiva solo Pannella

Una guerra di palazzo che stanca gli elettori

Una speranziella per Silvio Berlusconi c'è. Peccato che nessuno la coltivi, tranne Marco Pannella, il quale continua a predicare nel deserto. La speranziella si chiama amnistia. Cancella il reato e non solo la pena, per cui consentirebbe al Cavaliere non dico di finire in gloria, ma almeno di non finire in galera. Oltre al solitario leader radicale, c'è un altro politico sensibile al tema. Uno solo, per quanto si sappia: Giorgio Napolitano. Lo ha dimostrato anche alcuni giorni fa parlando a Poggioreale, galera tra le peggiori d'Italia. I telegiornali (quelli di carta hanno minimizzato o addirittura sorvolato) hanno riferito le dichiarazioni del capo dello Stato. Molto esplicite: bisogna svuotare le prigioni ridotte a lager, indegne di un Paese civile, come varie volte ha rilevato l'Europa, assai severa con noi in materia di giustizia e affini.
La nostra politica svagata e autoreferenziale ha fatto orecchie da mercante e non ha raccolto l'appello del Quirinale ad approvare in fretta l'amnistia, indispensabile per riportare alla normalità (almeno in parte) le nostre strutture carcerarie obsolete e incivili, in cui ogni dì si commettono violazioni dei diritti dell'uomo. Sovraffollamento tipo campi di concentramento, illegittime custodie cautelari, vere e proprie torture inflitte ai detenuti. Per riformare la giustizia bisogna cominciare nei luoghi dove si compiono le più gravi ingiustizie: le celle. O si afferra questo o non si capisce niente. Napolitano ha afferrato, forse influenzato dalle insistenze di Pannella, che è un rompiballe e proprio per questo ha ragione. Non per nulla lo stimiamo e ne apprezziamo le iniziative stucchevoli, ma sacrosante.
Berlusconi, sia pure tardivamente, ha intuito che Marco non è miope (e quindi vede lontano). Forse però non lo considera capace di toglierlo dai guai e tentenna. Pensa probabilmente che ottenere l'amnistia dal Parlamento sia un'illusione o che comporti un iter troppo lungo, inadatto a risolvere i suoi problemi. In realtà un provvedimento di clemenza per tutti i detenuti vittime di un sistema carcerario medievale non potrebbe mai passare per una legge ad personam, cioè in favore del leader di centrodestra. Simile interpretazione sarebbe una mistificazione. Allora perché non intraprendere questa strada allo scopo di avviare l'auspicata pacificazione?
Certo è che Berlusconi, qualsiasi sia il suo destino, non rientrerà in politica con la baldanza con cui vi esordì, rimanendo nell'agone per un ventennio tribolato. Serve ricordare che il potere giudiziario, sganciatosi da ogni controllo nel momento in cui gli eletti dal popolo rinunciarono stolidamente all'immunità parlamentare, ha in mano il pallino e ha facoltà di interdire coloro i quali decida di porre sotto inchiesta. Ciò rende evidente la necessità di riformare la giustizia e di ristabilire l'equilibrio tra i poteri dello Stato.
È anche assurdo pensare che le nequizie della magistratura abbiano colpito soltanto il Cavaliere e che soltanto questi vada salvaguardato da determinati eccessi giudiziari. È controproducente discutere di giudici e di Pm con esclusivo riferimento al Cavaliere. Si dà l'impressione che l'unico italiano da proteggere sia lui, quando, viceversa, chiunque finisca negli ingranaggi dei tribunali rischia di essere stritolato nell'indifferenza generale.
Di qui l'esigenza di allargare il raggio d'azione del governo e delle Camere: si pensi al popolo, non solamente al capopopolo. Amici del Pdl, date retta a Pannella e appoggiatelo, e premete su Napolitano affinché lui prema sul Parlamento. Lo spettacolo offerto dalla Casta in questi giorni è stato significativo. La gente non ha compreso nulla. Senatori e deputati di Forza Italia che si dimettono in massa, salvo ripensarci e ritirare le lettere d'addio. Poi le dimissioni dei cinque ministri berlusconiani che causano una specie di crisi di governo. Quindi il voto di fiducia alle Camere per verificare se Enrico Letta abbia o no una maggioranza per seguitare a menare il torrone. Berlusconi che annuncia urbi et orbi che è ora di finirla con questo esecutivo delle tasse e appoggiato da un partito, il Pd, che ce l'ha a morte con lui e pertanto non merita di sopravvivere.
Arriva il giorno del giudizio. A Palazzo Madama si appalesano i falchi di centrodestra, i quali asseriscono convinti di votare contro Letta. Dopo dieci minuti si rimangiano la parola. Infatti una quota di azzurri comunica che, invece, opta per dare ossigeno a Letta. Cosicché gli altri, i duri e i puri del cerchio magico di Silvio, si incavolano ancora di più e ribadiscono il no al premier. Caos totale. I cittadini sono disorientati. Si domandano cosa diavolo stia succedendo: casca o non casca 'sto governo del menga? Buio pesto. Finché non arriva Renato Brunetta che solennemente dichiara: siamo contro la fiducia, io in particolare. Ok. Crisi deve essere? Crisi sia.
Col cavolo. Trascorre poco meno di mezz'ora e sul video compare Berlusconi. Bene. Adesso infilza Letta, pensiamo. Macché. Discetta cinque minuti, il nostro Silvio, e ci stordisce con una dichiarazione in contrasto con le premesse: votiamo la fiducia. A chi? A Letta? Sissignori. Si registrano vari svenimenti fra i telespettatori. Non si segnalano suicidi, per fortuna. D'altronde non c'è nessuno che prenda sul serio la situazione, francamente grottesca. E Angelino Alfano? Non se ne hanno notizie. Pare stia lavorando alla costituzione di un nuovo partito - o gruppo - autonomo dal fondatore di Forza Italia. Come? Il segretario del Pdl esce dal Pdl perché non è d'accordo che il Pdl stesso voti contro Letta, pertanto mette su un movimento che voti per lui. Siamo colti da vertigini. Ci sfugge il senso. Poi qualcuno ci informa che non è proprio così, ma quasi.

Insomma, Forza Italia - suggerisce Gaetano Quagliariello, anima culturale dei dissidenti - non si spaccherà. Sai che gioia.
A che punto siamo? I lettori chiedono lumi al Giornale. Ma noi abbiamo spento la luce dell'intelletto e acceso un cero mortuario. Una salma c'è: la logica.

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