La guerra (poco) civile della sinistra

In fondo non stupisce che la sinistra, guidata da Elly Schlein, organizzi una manifestazione nelle piazze proprio il 2 giugno, festa della Repubblica, e quindi di tutti gli italiani

La guerra (poco) civile della sinistra
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In fondo non stupisce che la sinistra, guidata da Elly Schlein, organizzi una manifestazione nelle piazze proprio il 2 giugno, festa della Repubblica, e quindi di tutti gli italiani.

Il Partito democratico chiede di manifestare contro il premierato, la riforma della giustizia, l'autonomia, in una sola parola: la destra. La sinistra è convinta di essere l'unica legittima rappresentante della Repubblica nata dalla Seconda guerra mondiale.

È lunga la lista delle convinzioni del Partito democratico e affini. La sinistra è convinta di essere l'unica erede dell'antifascismo italiano. La sinistra è convinta di essere l'unica forza politica degna della Costituzione. In altre parole, la sinistra si identifica completamente con lo Stato democratico. Lo Stato, in questa visione, non è l'arbitro di una competizione fra idee diverse premiate dagli elettori. Lo Stato è naturalmente progressista, egualitario e in rotta verso il sol dell'avvenire. Di conseguenza, solo la sinistra merita di guidare le istituzioni. Gli altri sono usurpatori, sempre in aria di fascismo. Possono aver ottenuto il voto popolare, questo è innegabile, ma solo grazie alla manipolazione dell'opinione pubblica attraverso i media o la demagogia. Rovesciare questi corpi estranei, è necessario: con le elezioni o con le inchieste giudiziarie o con le campagne giornalistiche. Un modo, che possibilmente eviti il passaggio dalle urne, si trova (quasi) sempre.

Peccato tali convinzioni siano costruite su un terreno malcerto. La sinistra non è affatto l'erede unica dell'antifascismo. C'erano anche partigiani liberali, cattolici, anarchici. Senza contare i militari indisponibili a una alleanza con Adolf Hitler. La sinistra non è affatto l'erede unica delle forze che scrissero la Costituzione, né la Costituzione stessa è universalmente ritenuta «la più bella del mondo» come direbbe Roberto Benigni. Nasceva dal compromesso con un Partito comunista che aveva deposto le armi solo dietro ordine di Stalin. La famosa «svolta di Salerno» di Palmiro Togliatti non era espressione di improvviso amore per la democrazia ma della necessità di non aprire un fronte in Italia mentre l'Unione sovietica era impegnata a mangiarsi mezza Europa. Altro che scelta democratica... D'altronde basta poco per capire come stanno veramente le cose. Ad esempio, basta pensare a un paio di nomi critici verso la Carta: don Luigi Sturzo o Gaetano Salvemini sull'antifascismo dei quali non è possibile dubitare.

Lo Stato democratico e liberale è la cornice della lotta politica: serve principalmente a cambiare governo senza scatenare una guerra civile. Proprio quella guerra civile a bassa intensità che la sinistra vorrebbe continuare a combattere da qui all'eternità, perché non ha altro da mettere in campo se non la delegittimazione del «nemico». Per l'ennesima volta, varrà la pena di ricordare che il Partito democratico ha un gigantesco difetto d'origine: ha rinnegato il fascismo ma non ha fatto i conti con il passato comunista. A voler ragionare con la testa di Schlein e sodali, potremmo dire, con una battuta, che «Partito democratico», nel caso del Pd, è una grossolana esagerazione. Per essere democratici serve essere antifascisti e anticomunisti.

Impadronirsi del due giugno è un tentativo di ribadire: noi «democratici» siamo lo Stato e voi, chiunque siate, non ne farete mai parte.

Non manca, come sempre con la sinistra, lo psicodramma: la piazza del 2 giugno era partita come baldanzosa manifestazione, ora se ne parla in tono dimesso. Per non offendere il presidente Mattarella e giustificare le eventuali piazze semivuote...

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