Guzzanti e Dandini da flop: pasionarie senza futuro a La7

A La7 si discute il rinnovo dei contratti. Stasera in soccorso di Sabina c’è Travaglio, ma i loro show non tirano più. Mandateli a casa: senza martirio non fanno share / S. Tramontano

Guzzanti e Dandini da flop:  pasionarie senza futuro a La7

Stasera in soccorso arriva Marco Travaglio. Argomento abbastanza scontato: la televisione. E quindi conflitto d’interessi, frequenze «regalate» a Mediaset, beauty contest e via accusando. Uno di quei temi che, fino a qualche mese fa, avrebbe infiammato il pubblico e fatto schizzare gli indici Auditel. Figurarsi poi con un duo d’attacco come Travaglio-Guzzanti. E che ora, invece (a meno di controprove) rischia di lasciar tiepidi gli spettatori. Certo è che Sabina, la pasionaria che proprio da là, dall’attacco alle televisioni del Cav, è ripartita dopo nove anni di assenza, ha bisogno come l’aria di tirar su il numero di spettatori. Perché, puoi essere guerrigliera, libera, indipendente, sfrontata e incazzata quanto vuoi, ma se lavori in un’azienda commerciale e non porti a causa i risultati, magari qualcuno pensa che sia anche il caso di passare la mano. Anche se ti chiami Sabina Guzzanti, anche se ti appiccichi alla maglia la stelletta della più «epurata tra gli epurati». Tanto più se a dirigere la Tv per cui lavori - La7- c’è un tal Giovanni Stella, abituato a tagliar teste senza guardare di quale «intellighenzia» facciano parte.

Insomma, per la Guzzanti e anche per la collega di lotta «dura e pura» Serena Dandini, è tempo di fare i conti. C’è qualcuno - facendo ragionamenti puramente economici - che avrebbe magari immaginato una chiusura anticipata dei due programmi che portano il titolo Un due tre stella (seconda puntata al 3,5 per cento con solo 828mila spettatori) e The show must gon off (media che si aggira tra il due e tre per cento, con una caduta sotto il due nella penultima puntata). Però, per una rete, valgono anche questioni d’immagine e di convenienza. Pare, dunque, che il tema all’ordine del giorno sia quello della mancata riconferma per l’anno prossimo delle due trasmissioni. Entrambe erano certamente passibili di rinnovo contrattuale in caso avessero avuto successo. Decisioni che, se dovessero essere prese, rappresenterebbero dure sconfitte: le due guru del pensiero «a sinistra», finalmente libere di dire e fare tutto quello che par loro senza più i paletti imposti dalla tv di Stato, che si spengono da sole. Che si mettono in stand-by in attesa che venga loro in mente qualcosa di nuovo rispetto alla solita «tiritera» contro le malefatte berlusconiane.

Perché a questo punto è questione di sopravvivenza: La7 deve cambiare strada, linea editoriale. Puntare molta parte del palinsesto sulla conflittualità politica è stato un errore perché, via il Cav, via l’interesse del pubblico. E, tutto d’un colpo, la rete Telecom - per molti mesi avviata verso una fulminante e dorata ascesa - si è ritrovata sotto la pericolante soglia del tre per cento come nell’era pre avvento «mentaniano». Dunque ora il canale dovrà cambiare i programmi e pure i volti. E le prime a cadere, sempre che la situazione politica italiana non si capovolga di nuovo (una campagna elettorale riaccenderebbe immediatamente gli animi), saranno appunto le facce più esposte e orientate: Dandini e Guzzanti in testa. Alla prima mancano solo quattro sabati (e a onore del vero ha pesato sul flop anche la difficile collocazione in palinsesto) per chiudere la stagione, dunque si tirerà stancamente fino alla conclusione: chissà quanto sta rimpiangendo il suo caldo posticino in seconda serata su Raitre... Per la seconda, invece, si prospetta una primavera difficile: stasera affronterà la terza delle otto puntate previste. E, nonostante l’innesto di nuovi sketch come l’imitazione di Emma Marcegaglia, presidente uscente di Confindustria, non sarà facile costruire le altre lunghissime serate (tre ore) basandosi sulla parodia del premier Monti, su Nino Frassica improbabile direttore di giornali televisivi, su Caterina Guzzanti in versione estremista di Casa Pound e in quella di inviata sui fatti di cronaca vera (in effetti azzeccata). Troppo poco per una «grande promessa» come Sabina attesa come un evento «salvifico».

Del resto le due presentatrici si trovano in buona compagnia: dalla Dandini, alla

Costamagna, a Formigli, a Santoro, a Mentana, al neo arrivato Fabio Volo, tutti i volti del «politicamente corretto» soffrono la stagione più tecnica che ci sia. Per tutti è urgente un «ripensamento». Più veloce che mai.

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