Elezioni Regionali 2023

Il fallimento dell'alleanza giallorossa: anche uniti continuano a perdere

Con la Lombardia, arriva il poker di sconfitte regionali della coalizione giallorossa su quattro partecipazioni: stare uniti contro il centrodestra non porta alcun beneficio

Il fallimento dell'alleanza giallorossa: anche uniti continuano a perdere

Il brano che ha vinto l'ultimo recentissimo Festival di Sanremo si chiedeva "che giri fanno due vite". Non è escluso che Marco Mengoni si riferisse (anche) alle "vite" politiche del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Nel qual caso, la risposta sarebbe: "giri" a vuoto. I freschi risultati delle elezioni Regionali raccontano del resto un'alleanza politica che fa acqua da tutte le parti e che esce sempre pesantemente sconfitta ogni volta che si presenta unita in una competizione in cui si deve scegliere un nuovo governatore. Perché, dopo la Lombardia, diventano quattro su quattro le regioni in cui Pd e 5 Stelle vengono sconfitti dalla coalizione di centrodestra nonostante si presentino insieme.

Il caso in Umbria e Liguria

Dalla nascita del governo Conte 2 e la fine dell'isolamento pentastellato nella corsa alle amministrative, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle insieme sono sempre stati costretti a soccombere nel voto regionale. All'inizio fu l'Umbria a essere utilizzata come laboratorio di una possibile coalizione strutturale che potesse sfruttata anche a livello nazionale. Il primo esperimento, tuttavia, non fu per niente fortunato, nell'ottobre 2019. In un territorio funestato dallo scandalo nato dall'inchiesta della procura di Perugia su presunti illeciti nelle assunzioni nel sistema sanitario, la leghista Donatella Tesei rifilò 20 punti percentuali di distacco al candidato civico Vincenzo Bianconi, già presidente di Federalberghi. Da quel debutto umbro bisogna aspettare poco meno di un anno per vedere un altro esponente indipendente dei giallorossi venire travolto come candidato presidente regionale: succede in Liguria, nel settembre 2020, quando l'ex giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa non andò oltre un timido 38,9% contro il corposissimo 56,1% del riconfermato Giovanni Toti.

La Calabria e la gaffe di Majorino

I flop dei dem e dei grillini assieme proseguono nell'ottobre del 2021, quando Amalia Bruni (27,6%) non poté proprio niente in Calabria contro l'esponente di Forza Italia, Roberto Occhiuto, che trascinò al trionfo il centrodestra che quindi si riconfermò alla guida della regione dopo la morte dell'ex presidente Jole Santelli. E, a proposito proprio di Calabria, la gaffe di Pierfrancesco Majorino, che aveva deriso le potenzialità della regione meridionale, ha contribuito ad affossare l'alleanza di Pd e Stelle anche in Lombardia.

Se per Attilio Fontana sarà dunque un indiscutibile bis in via Melchiorre Gioia, per il centrosinistra "unito" si tratta di un poker di sconfitte senza alcuna possibilità di appello. Se è vero, poi, che il Partito Democratico è riuscito a tenere – seppure a fatica – le proprie roccaforti rimaste (Emilia Romagna, Toscana, ma anche Campania e Puglia) nonostante in quei territori movimento pentastellato si fosse presentato con un proprio candidato a presidente e che ormai in quasi tutta Italia la sinistra perda sia divisa sia unita, la domanda sorge spontanea: ma ha veramente ancora un senso che Pd e 5 Stelle - soprattutto senza una base programmatica comune - proseguano con un'alleanza (a macchia di leopardo, tra l'altro) costantemente perdente?

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