I 12 punti di Tribunale Dreyfus per la riforma della giustizia

La riforma della giustizia è monca. E così come è stata prospettata rischia di rendere ancora più inefficiente un sistema che non garantisce affatto i cittadini.
Parola di Tribunale Dreyfus, l'associazione «per le vittime della malagiustizia» presieduta da Arturo Diaconale. Proprio Diaconale e l'avvocato Valter Biscotti hanno inviato una lettera aperta al premier Matteo Renzi, indicando 12 punti imprescindibili da inserire nella bozza di riforma. Non solo. Nel caso in cui non si tenga conto dei temi indicati, Tribunale Dreyfus minaccia di ricorrere a referendum abrogativi. «Le linee guida della riforma della Giustizia – scrivono Diaconale e Biscotti nella lettera al premier – predisposte dal ministro Orlando, non segnano un'inversione di tendenza rispetto alla deriva giustizialista in atto ormai da alcuni decenni. Indicano, al contrario, la volontà di dare vita a un'ennesima spinta a trasformare lo stato di diritto fondato sulle garanzie dei cittadini in uno stato autoritario incentrato sulla supremazia della casta ristretta dei magistrati. Il Tribunale Dreyfus – conclude la lettera minacciando il ricorso a referendum – mette in guardia il governo e la maggioranza dal procedere nella realizzazione di provvedimenti di ispirazione controriformista».
Segue l'elenco dei temi. Ai primi punti le questioni riguardanti i magistrati, dalla responsabilità civile alla separazione delle carriere passando per la riforma del Csm. Al punto 6 la revisione dell'obbligatorietà dell'azione penale.

Per risolvere le lungaggini del processo civile Tribunale Dreyfus propone la «rottamazione delle cause civili pendenti attraverso camere arbitrali private» e l'instaurazione di procedure di negoziazione assistita. L'associazione chiede infine lo stop al reato di concorso esterno in associazione mafiosa e un intervento deciso sulle intercettazioni, per garantire il diritto alla privacy dei cittadini.

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