Sballottati. Spostati. Affidati temporaneamente. Provvisoriamente. In lista d'attesa. In procinto di essere, ma non ancora. Reinseriti, forse. Riaffidati. Restituiti, anzi no. Cambiano genitori, cambiano famiglie con una facilità eccessiva. Sono l'emblema della precarietà. Dell'incertezza. Proprio in un'età in cui hanno maggior bisogno di sicurezze. Merito delle leggi, delle burocrazie, dell'interventismo dei servizi sociali e dei Tribunali dei minori. Li prendono, li tolgono ai genitori, li rimandano indietro. Fino alla prossima relazione degli assistenti. Fino alla prossima sentenza dei tribunali minorili. Succedono cose strane nel nostro Paese in materia di figli. Di bambini piccoli e neonati. Cose contraddittorie. Frutto di diverse interpretazioni di leggi e normative.
A Bologna, il Tribunale dei minori ha deciso l'affidamento temporaneo di una bambina di tre anni a una coppia gay di Parma, due uomini di mezza età che convivono da tempo e che sono apparsi genitori affidatari stabili e affidabili agli operatori dei servizi sociali. Con il consenso della madre, la bimba viveva con i due uomini già dal febbraio scorso al punto da chiamarli «zii», precisano entusiasti gli autori del provvedimento. Dal canto suo la Procura minorile bolognese ha già impugnato la decisione perché non sono stati vagliati casi di famiglie in cui siano già presenti figli che, secondo la normativa, dovrebbero avere la precedenza. Il ricorso, è precisato, non riguarda il sesso della coppia affidataria in quanto la legge lo consente anche ai single. In ogni caso, potrà accadere che la bimba sia tolta agli «zii» e riassegnata alla madre. L'affidamento di una bimba a una coppia gay viene salutato come una conquista sulla strada dei diritti civili. La legge per l'affido ha maglie più larghe di quella per l'adozione perché non taglia il legame con i genitori naturali. Ma non bisogna scoraggiarsi: il sindaco di Roma Ignazio Marino, campione del politicamente corretto, sta già adoperandosi per l'adozione per le coppie omosessuali.
Sempre più strette sono invece le maglie legislative per mamme e papà tradizionali. Il Tribunale minorile di Brescia, per esempio, ha appena deciso di togliere il figlio di un anno e mezzo a una coppia di Crema che, come ha scritto Francesca Angeli su queste colonne, «di fronte a insuperabili problemi di sterilità, ha fatto una scelta estrema», ricorrendo alla fecondazione eterologa in Ucraina. Insospettito dalla presenza del bimbo senza che ci fosse stata la gravidanza, uno zelante impiegato comunale ha segnalato il caso alla Procura minorile. L'esame genetico ha evidenziato che la paternità è dubbia perché il Dna non corrisponde. Da qui la decisione del Tribunale tutelare di togliere il figlio alla coppia per sistemarlo altrove. Anche qui in attesa che la battaglia legale arrivi a conclusione. E magari il piccino rimbalzi e faccia il percorso inverso.
Fresca di pochi giorni è invece la conclusione della lunga battaglia legale che riguarda Viola, la bimba di tre anni tolta dopo sole due settimane a Luigi Deambrosis (71 anni) e Gabriella Carsano (59) che l'avevano concepita all'estero con la fecondazione assistita. Pochi giorni fa la Cassazione li ha definitivamente ritenuti genitori troppo vecchi. Così Viola è stata dichiarata adottabile.
La casistica potrebbe continuare. Ma è già abbastanza chiaro che, in materia di famiglia e figli, la certezza del diritto latita parecchio. Una tendenza sola è chiara: la spinta in favore delle unioni civili e a svantaggio della famiglia tradizionale.
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