Roma A meno di sette giorni dalle primarie, i magnifici cinque del Pd e dintorni si giocano ogni carta.
I due favoriti, Bersani e Renzi (nella foto), vanno a discettare di calcio e di atletica leggera a Stadio Sprint, spiegando che sono della Juventus (il primo) e della Fiorentina (il secondo) e raccontando le loro prime volte (allo stadio). Peccato che gli altri tre candidati, non invitati, si siano imbizzarriti per l'esclusione da un'ambitissima platea televisiva, e abbiano protestato per il favoritismo. Rai Sport alla fine ha promesso trasmissioni di riparazione con Tabacci e Puppato, per la gioia dei tifosi che non vedono l'ora di sentire le loro opinioni sul campionato.
Nichi Vendola, invece, cala l'asso per la composizione del futuro governo: «D'Alema - dice in diretta tv, ospite di In Mezz'Ora - è stato uno straordinario ministro degli Esteri», di più: «un magnifico ministro», e dunque «non avrei obiezioni se lo rifacesse». Lucia Annunziata ci ha messo dieci minuti e cinque domande per farglielo dire chiaro e tondo, ma alla fine Vendola lo ha detto: la «rottamazione» di D'Alema non la condivide, e se toccherà a lui e a Bersani andare al governo, la Farnesina potrebbe tornare all'ex segretario dei Ds. Che, dicono nel Pd, non disdegnerebbe per nulla.
Sarà forse anche per questo che Matteo Renzi, in questi giorni, ripete ai suoi che «un governo Bersani-Vendola non durerà più di un paio di anni». Il sindaco di Firenze, sondaggi alla mano, sa che le probabilità di vittoria alle primarie del segretario Pd si stanno stabilizzando. Le realistiche speranze di Renzi, che nel rush finale si concentra sul mandare alle urne più gente possibile, sono di costringere Bersani al ballottaggio e di affermarsi secondo con una buona percentuale (tutti i rilevamenti lo danno sopra al 30%). Nella convinzione che poi, se la sua profezia si rivelasse fondata e la futura maggioranza Pd-Sel-Udc (o quel che sarà) fosse destinata a non durare più di quanto durò Prodi, lui potrebbe tornare in campo.
Ragion per cui Renzi rifiuta ogni ipotesi di «premio di consolazione»: dal governo Bersani (che D'Alema sia ministro o meno) si terrà fuori, resterà a fare il sindaco e aspetterà gli eventi. Conscio di aver comunque dato una bella mano al Pd: «Fino a tre mesi fa era dato al 23-24% - ricorda - da quando sono partite le primarie, siamo al 30%».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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